• 27 Luglio 2024 07:43

Seareporter.it

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“Vada a bordo, cazzo!”, un tormentone che ci interroga

Dal web alle t-shirt, impazzano le parole del Capitano

 

La ridondanza mediatica svuota gesti e parole. Una melassa elettronica che restituisce slogan e parole d’ordine capaci di travalicare il significato contingente. È accaduto anche con la tragedia di Costa Concordia. Un piccolo estratto della conversazione avvenuta tra il Capitano Gregorio Maria De Falco e quello della nave da crociera, Francesco Schettino, è assurto addirittura a simbolo del Paese. “Vada a bordo, cazzo!”. Centro dell’attenzione del web, espressione da digitare nei motori di ricerca, da retwittare a cascata, senza limite. Un meccanismo virale ben conosciuto che, dalla riproposizione ad libitum delle telefonate, nei giornali, in radio, in televisione, è tracimato nel reale. Fino a finire su una t-shirt, logo acquistabile, seconda pelle da indossare, delle inquietudini fraintese dell’epoca.

“Non è solo un ordine”. Questo il lancio della società distributrice. “E’ una frase simbolo di chi, in questo Paese, non vuole arrendersi alle difficoltà. Di chi, nonostante tutto continua a fare il proprio dovere. Anteponendo gli interessi collettivi ai propri”.

Considerate un “comandamento da sputare in faccia a chi non paga le tasse, a chi si fa offrire le vacanze e le case a sua insaputa”, le parole concitate di un onesto militare della Capitaneria di porto si sono trasformate, così, in un messaggio omnicomprensivo, presa d’atto di una realtà da rifiutare in toto. Non senza il rischio tipico di tali fenomeni. Quello dell’eccessiva semplificazione rispetto alle responsabilità individuali e collettive che scaturiscono da una tragedia di tale portata. Di una linea di demarcazione, disegnata in fretta, e troppo nettamente, tra l’Italia degli Schettino e quella dei De Falco. Dimentichi di chi, nel corso delle operazioni di salvataggio, filmava e fotografava la tragedia.

G.Grande