• 7 Ottobre 2024 16:32

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Remocean, così ti misuro le onde del mare

Nasce a Napoli il sistema di monitoraggio del futuro

 

Napoli. Un labirinto di corridoi illuminati dal neon. Un percorso tra decine di stanze che portano al secondo piano dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Cnr di via Diocleziano a Napoli. È qui che Remocean (Remote sensing of ocean waves), sistema per il monitoraggio dello stato del mare, sta attraversando la delicata fase che lo porterà dalla fase di progetto a quella di strumento che potrebbe “rivoluzionare” il trasporto marittimo. Sicurezza della navigazione, supporto per le installazioni off-shore, previsione delle onde anomale (fenomeno che, secondo uno studio dell’Agenzia Spaziale Europea, hanno causato negli ultimi 20 anni la perdita di oltre 200 superpetroliere e navi container), risparmio del carburante. Sono solo alcune delle applicazione pratiche di un’idea partita dalle ricerche di Francesco Serafino e Francesco Saldovieri, già vincitrice del primo premio relativo all’area sud-Italia del concorso “Il talento delle idee” e tra i dieci vincitori della scorsa edizione del concorso “La tua idea per il Paese”.

Ne parliamo con Francesco Serafino.

Quando è cominciata la ricerca?

Circa quattro anni fa. Dopo dodici anni dedicati all’analisi delle immagini radar satellitari si è profilata la possibilità di iniziare una nuova avventura. Un tipo di ricerca innovativa per l’Italia. Dopo un anno, sono arrivate le prime collaborazioni internazionali, le tesi di laurea dedicate all’argomento. Grazie alla consulenza a un progetto dell’EDA (Agenzia Europeo della Difesa) abbiamo ottenuto anche le prime risorse. Da lì non ci siamo più fermati.

Quali altri tappe?

In un anno, un anno e mezzo abbiamo assestato gli algoritmi. Poi la consapevolezza di poter sfruttare commercialmente le nostre conoscenze ci ha portato a tentare lo spin-off, il trasferimento tecnologico dalla pura fase di ricerca al prodotto da immettere sul mercato. È cominciata così una nuova fase destinata allo sviluppo dell’interfaccia grafica e agli strumenti di gestione per l’utente. Oltre alla reperimento, essenziale per fare impresa, di un venture capitalist disposto a investire in Remocean.

Remocean, appunto. Che cos’è?

Una tecnologia inedita che permette il monitoraggio di tutti i parametri che definiscono lo stato del mare: altezza, lunghezza e periodo delle onde, correnti superficiali, batimetria dei fondali. Misurazioni efficienti e ottenute in tempo reale sfruttando i vantaggi delle tecnologia radar in banda X –  costo contenuto, mobilità e semplicità di installazione – presente sulla maggior parte delle imbarcazioni.

Quali le applicazioni concrete?

L’analisi in tempo reale dello stato del mare costituisce un valido supporto alla navigazione garantendo la sicurezza di bordo. Ma il monitoraggio dei parametri può essere effettuato anche dalla terraferma, assicurando la sicurezza costiera, o sulle piattaforme off-shore, permettendo la trasmissioni di alert con largo anticipo. Basta dotarsi di sistemi radar.

A chi è indirizzato?

Siamo in contatto con molti armatori che hanno garantito oltre all’interesse anche la massima disponibilità per testare il sistema in mare aperto. È il caso di Moby e del Gruppo Grimaldi. Su alcune loro unità abbiamo portato a termine la fase di validazione di Remocean. Ma anche Guardia Costiera e Guardia di Finanza hanno mostrato interesse per quelle che sono le loro attività.

Perché Remocean può essere considerato rivoluzionario?  

Ad oggi non esistono strumenti di misura da bordo nave capaci di misure locali ad alta risoluzione e in tempo reale. Si utilizzano unicamente previsioni su larga scala mentre Remocean permette di “vedere” le onde che impattano la nave. Una caratteristica che rende possibile calibrare la rotta in modo ottimale. Sulle lunghe percorrenze, ad esempio, è necessario “compensare” a causa delle correnti. Conoscere in che modo queste interagiscono con lo scafo è un’informazione essenziale per ottenere la massima efficienze e risparmiare carburante.

Dalla ricerca al mercato. Siete l’eccezione che conferma la regola?

Non so. Di certo possiamo considerarci coraggiosi e testardi perché siamo voluti restare a Napoli nonostante tutto. La difficoltà reale del “fare ricerca” nel nostro Paese è proprio quella di passare dall’idea al progetto concreto. Per farlo sono necessari i fondi, la voglia di imprenditoriale di rischiare e che troppo spesso manca. 

Quella che avete dimostrato voi?

Remocean esiste grazie all’entusiasmo e alla fatica dei nostri collaboratori. Siamo passati da una squadra di due persone a una che ne conta dodici. Ed ognuno ha sempre creduto nel progetto, a costo di grandi sacrifici. Faccio un solo nome, tra i tanti, quello di Giovanni Ludeno. È un borsista che ha rinunciato a possibilità concrete per buttarsi anima e corpo in questa sfida, nonostante la mancanza di garanzie concrete e di fondi. Lo ha fatto perché ci ha creduto. Come altre dodici persone che hanno lavorato praticamente gratis per due anni. Con una buona dose di incoscienza. Ecco. Incoscienza ed entusiasmo. Questa forse è la ricetta buona.