• 9 Dicembre 2024 12:03

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Dragaggio porto di Pescara. Confcommercio dichiara stato di agitazione

Pesanti conseguenze economiche per tutta la regione

 

Stato di agitazione delle categorie del commercio, del turismo e dei servizi. Dopo una lettera al Presidente della Repubblica, Confcommercio lancia un ulteriore segnale di allarme sulle “ben note problematiche e le negative percussioni del mancato dragaggio che il porto di Pescara sta determinando su tutti i settori vitali della città e del suo indotto”.

Una situazione “grottesca” quella dello scalo abruzzese, esplosa in tutta la sua gravità all’inizio della scorsa estate, con il trasferimento dei collegamenti di Snav per la Croazia ad Ortona, causa “impraticabilità dei fondali”, e continuata, nel corso di un anno, in una guerra di competenze tra gli enti coinvolti, culminata nelle dimissioni del commissario straordinario per l’opera, Guerino Testa.

Il porto di Pescara, spiegava Confcommercio nella missiva a Napolitano, “necessita di un improcrastinabile opera di dragaggio dei fondali i quali, a fronte del successivo accumularsi di detriti e sedimenti, non consentono più la navigazione neanche a barche di piccolo cabotaggio”.

“Questa situazione – continuava la lettera – determina l’impossibilità di accesso sia da parte della flotta peschereccia – una delle principali risorse economiche della città, che dà sostentamento a centinaia di famiglie – sia di navi e/o aliscafi che garantivano precedentemente il collegamento con la Croazia”.

Con danni ingenti che si stanno allargando intanto all’intera economia regionale. Dopo 46 anni, i collegamenti verso l’altra sponda dell’Adriatico si sono definitivamente interrotti. Snav, che si era impegnata a ritornare a Pescara appena risolti i problemi di sicurezza legati ai bassi fondali, di fronte al peggioramento della situazione ha deciso di annullare anche le corse dell’unico traghetto ancora attivo nel porto di Ortona.

Della questione si occuperanno a breve i ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, chiamati in causa dal presidente della Regione, Gianni Chiodi. Questione centrale, le modalità di smaltimento dei fanghi derivanti dalle operazioni di escavo, sulla cui tossicità, tra l’altro, si è a lungo dibattuto con una messe di corsi e controricorsi.

“Nel ribadire che la Regione Abruzzo ha fatto tutto quello che era possibile fare, nelle proprie competenze – ha ribadito Chiodi – è indubbio che siamo in ansia ed angosciati da tanta inerzia e dalle pesanti ripercussioni di un mancato e deciso intervento sul porto di Pescara. La situazione, per gli interventi di vari soggetti istituzionali, che si sono nel frattempo succeduti, è in stallo da tempo, nella disattenzione del Governo nazionale, da cui dipende la competenza ad intervenire”.

Tra le proposte alla studio l’uso di una vasca di colmata, già esistente e da utilizzare per il deposito di materiale.

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