• 9 Maggio 2024 15:05

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Un meccanismo di scatole cinesi per distogliere fondi

È arrivata nel corso della discussione sull’istanza di fallimento presentata da sette creditori al tribunale di Torre Annunziata la proposta di concordato preventivo da parte di Deiulemar. La società, fondata nel 1969 e vera e propria “banca privata” di Torre del Greco fino allo scoppio dello scandalo finanziario (13 mila le famiglie coinvolte nell’eventuale crack della compagnia), ha offerto un rimborso fino al 52%, “parte in contanti, parte in obbligazioni, parte in azioni della società”.

L’offerta, giunta al termine di una travagliata assemblea straordinaria dei soci, conferma l’impostazione data fin dall’inizio dalla compagnia alla delicata questione dei rimborsi e viene considerata dall’amministratore unico, Roberto Maviglia, “la migliore proposta possibile allo stato, data la complessità delle problematiche tecniche esistenti”.

Deiulemar, infatti, considerando i 700 milioni derivanti dalle “obbligazioni parallele”, per cui l’assemblea ha costituito “un apposito fondo rischi” , registra un patrimonio netto negativo pari a 846.345.214 euro.

Nello specifico, la composizione del rimborso prevede un 23% in contanti, derivanti dalla vendita dei beni dei soci (320 milioni il patrimonio delle famiglie Lembo, Iuliano Della Gatta), un 38,5% in obbligazioni e un 38,5% in azioni. In pratica, su mille euro di obbligazioni sarebbero rimborsati 520 euro, di cui solo 120 in contanti. Un’ipotesi che sta già mettendo in subbuglio i vari comitati di obbligazionisti che minacciano ulteriori manifestazioni per le vie della città.

Mentre, intanto, è stato negato il sequestro preventivo chiesto per una nave del gruppo un’informativa della Guardia di finanza getterebbe luce sul meccanismo di svuotamento delle casse della Deiulemar attraverso una filiera di “scatole cinesi”. Grazie a fiduciarie di Madeira, Lussemburgo e Malta i fondi sarebbero stati investiti in immobili all’estero e in Italia. Un ulteriore elemento che complica il quadro e contribuisce ad alimentare incertezza e tensione tra gli obbligazionisti.