• 6 Dicembre 2024 06:34

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WWF, il debito ecologico sommerge il Mediterraneo

Presentato un rapporto sull’impronta ecologica nel mare nostrum

 

Il Mediterraneo ai tempi della crisi? Un tesoro di biodiversità sommerso dal debito ecologico. Un mutuo acceso dai Paesi che usufruiscono, sempre più spasmodicamente, delle risorse e dei servizi offerti dai suoi ecosistemi (foreste, boschi, zone costiere, zone umide, cosistemi di acqua dolce, ecosistemi marini, agroecosistemi ecc.). E’ la fotografia scattata dal WWF Italia alla presentazione del nuovo rapporto “Andamento dell’Impronta Ecologica nel Mediterraneo” del Global Footprint Network  che si svolge oggi – che è tra l’altro Giornata Mondiale dell’Habitat – a Venezia nell’ambito della Conferenza Internazionale ‘Garantire la competitività del Mediterraneo’.

“Il rapporto ‘Andamento dell’Impronta Ecologica nel Mediterraneo’ documenta che la domanda dell’area mediterranea per le risorse ed i servizi ecologici è incrementata del 197% nei 47 anni presi in considerazione, dal 1961 al 2008, aumentando il deficit ecologico del 230%, e del 150% negli ultimi 4 anni, a partire dal 2008, e che nel solo 2008 tre paesi da soli hanno inciso per più del 50% sull’impronta totale della regione mediterranea, ovvero Francia (21%), Italia (18%) e Spagna (14%). Si tratta ovviamente di un trend insostenibile. Le politiche di rigore economico falliranno se non terranno conto dello spaventoso deficit ecologico che abbiamo accumulato e che non siamo più in grado di ricostituire”, ha dichiarato durante l’incontro Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del WWF Italia.

“E’ fondamentale, come il WWF chiede da tempo ad esempio con il programma ‘Oltre il PIL’, realizzato insieme a Commissione Europea, Parlamento Europeo, Ocse e Club di Roma, affiancare una contabilità ecologica e sociale a quella economica e individuare nuovi indicatori di benessere e progresso.  Paradossalmente, invece, con la crisi economica e finanziaria in atto si stanno prendendo provvedimenti che deregolamentano la tutela del capitale naturale e dei beni comuni invece che rafforzarla (azioni politiche in questo senso sono già presenti nei piani di Grecia, Spagna, Portogallo ed anche dell’Italia)”.

Secondo uno studio 2011 del Pan Bleu, organismo del Programma Ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite, riportato nel dossier 2012 del WWF ‘Spiagge d’Italia: Bene comune, affare per pochi’, il Mediterraneo è in grado di produrre un valore economico di oltre 29 miliardi di euro, per una media di 10mila euro per kmq (pari al 15% del PIL della Grecia), di cui il 68% deriva dalla fornitura di servizi e attività ricreative. E l’Italia è tra gli 8 paesi che ne beneficiano maggiormente. Il Belpaese, infatti, grazie anche alle 27 aree marine protette, è il paese mediterraneo con la maggiore quantità di servizi ambientali forniti dal mare, mentre grazie a biodiversità, paesaggio e beni culturali, la nostra fascia costiera è in grado di produrre un valore economico pari a 36 milioni di euro ogni anno.