• 27 Luglio 2024 03:17

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Lotta alla pirateria verso nuove regole?

La proposta italiana interessa i partner europei

 

Dopo un calo degli attacchi di pirati registrato nel 2011 – secondo quanto riferito dal Vice Presidente della Commissione Ue Siim Kallas – il numero degli arrembaggi nell’Oceano Indiano è aumentato ancora in gennaio e febbraio 2012.

Le preoccupazioni a livello europeo non mancano: “l’80% delle merci mondiali – sottolinea la Farnesina – si trasporta via mare e il 40% delle compagnie di trasporto è controllato da società europee. La superficie delle aree al largo delle coste della Somalia infestate dai pirati si è fatta sempre più vasta, a partire da quando, nel 2008, le Nazioni Unite hanno certificato la gravità della situazione del Corno d’Africa. Le statistiche della pirateria dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo) e dell’Imb indicano un continuo espandersi della minaccia nell’Oceano Indiano verso le Seychelles e le coste sud occidentali dell’India”.

Preoccupazioni che riguardano da vicino l’Italia, alle prese con la questione dei due marò arrestati in India, e con la necessità, in più occasioni sottolineata dal ministro Giulio Terzi, di riaffermare, anche attraverso nuove regole, il diritto internazionale.

La lotta alla pirateria – secondo l’Italia – richiede regole di ingaggio il più possibile comuni e vincolanti, per dare un quadro legale certo a chi è impegnato in prima linea: soldati, guardie private, compagnie, Stati. Di qui la proposta  ai partner europei di agire per tutelare il principio della libertà di navigazione in acque internazionali e il diritto degli Stati che partecipano ad operazioni antipirateria ad avere riconosciuta una giurisdizione esclusiva per quello che accade in alto mare, che coinvolge i propri militari.

“L’autoregolamentazione non è una reale opzione in questa area, considerando i rischi legali ed operativi che il trasporto di armi a bordo e il possibile uso della forza comportano”, ha detto Siim Kallas, Vice Presidente della Commissione Ue, parlando ad una conferenza sulla pirateria promossa nei giorni scorsi a Bruxelles. “Stabilire un approccio comune internazionale e limitare le zone grigie pericolose aiuterà a contrastare la pirateria riducendo al contempo i rischi per i marinai, le società e gli stati interessati”, ha spiegato il Commissario. Un quadro comune di regole avrebbe inoltre il vantaggio di “stabilire linee di comunicazione tra la sicurezza privata e le forze militari basate sulla fiducia”.

L’escalation della pirateria, d’altronde, ha indotto la Ue ad estendere il mandato della missione navale anti-pirateria Atalanta, autorizzata ora ad attaccare le postazioni dei pirati anche nelle acque interne della Somalia e lungo le coste. Ma il quadro giuridico resta inadeguato, in particolare di fronte all’aumento degli ingaggi privati di militari a bordo di navi che temono di essere assalite. La Ue suggerisce di usare l’opportunità offerta dalla 90/a sessione della commissione di sicurezza marittima dell’Imo (l’organizzazione marittima internazionale), prevista in maggio a Londra, per definire un quadro comune di regole.

Nella foto il vice presidente della Commissione Ue, Siim Kallas