• 6 Ottobre 2024 03:45

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Cifre record nonostante crisi e incidenti. Ma il futuro preoccupa

 

Non solo la crisi economica. Le prossime sfide da affrontare per l’industria delle crociere si chiamano anche incertezza politica e costo del carburante. Perché, nonostante la crescita ininterrotta registrata nell’ultimo decennio, il settore “dovrà affrontare una serie di gravi ostacoli negli anni a venire” in uno sforzo congiunto con le autorità di regolamentazione.

Non si ferma alle fulgide apparenze Manfredi D’Ovidio Lefebvre, presidente dell’European Cruise Council. E alla sesta conferenza annuale dell’associazione (che rappresenta 30 compagnie di linea) detta, da Bruxelles, la linea per un comparto che, alla luce degli ultimi dati sulle prenotazioni, è riuscito a recuperare parte della credibilità persa dopo l’incidente del Giglio.

Muovendosi con rapidità “per rivedere e migliorare le misure di sicurezza operativa e per rassicurare i clienti che la crociera è una vacanza sicura e divertente” il settore ha dimostrato, per Lefebvre, la necessaria “elasticità”: “ci sono buone ragioni – ha confermato – per credere che usciremo da questo periodo di incertezza in una posizione di forza”.

Quanto al resto, la conferenza ha rappresentato l’occasione per rinverdire i fasti di un’attività economica dalle cifre ancora scintillanti.

Nonostante il rallentamento economico globale, stando a i dati del report annuale di ECC illustrati alla presenza del Commissario europeo Siim Kallas, il contributo totale delle crociere per l’economia europea ha toccato nel 2011 la cifra record di 36,7 miliardi di euro (35,2 nel 2010), con una crescita del 54% rispetto al 2006.

Tra i settori che hanno registrato i maggiori benefici, i cantieri navali. Nel quinquennio 2012-16, infatti, saranno costruite ben 24 nuove navi, per una capacità complessiva di 67 mila passeggeri e 12 miliardi di commesse.

Ma l’Europa è anche uno dei principali mercati del turismo crocieristico.

“Il numero di persone che hanno scelto una vacanza in crociera in Europa – ha riferito Michael Thamm, presidente di Aida Cruises – è più che raddoppiato nell’ultimo decennio passando a oltre 5,6 milioni (1 milione da paesi extra europei, ndr). Nel 2011 è stata generata occupazione per più di 315.000 persone, rispetto alle 308 mila dell’anno scorso. Cifre che mostrano chiaramente l’importanza sociale ed economica del settore nel suo complesso”.

In questo quadro brilla l’Italia. Il nostro paese è di gran lunga la meta preferita dai crocieristi (6,5 milioni di visite) e con 4,5 miliardi di euro incide per circa il 30% rispetto all’intera ricchezza prodotta in Europa, nonostante la flessione registrata dal comparto cantieristico (-24%).

Con riferimento ai porti, Civitavecchia, Venezia, Napoli, Livorno e Savona condividono la leadership europea entrando nella top ten continentale guidata da Barcellona; con 1,1 milioni di passeggeri in transito nel 2011, Napoli, pur non essendo home port, è risultato il principale porto di scalo europeo, seguito nella classifica nazionale da Livorno, Bari, Palermo e Messina.