• 9 Maggio 2024 11:12

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Deiulemar. Di Pietro: “Applicare la legge Marzano”

Ricorso della compagnia contro il fallimento. Nuova proposta di concordato

 

Estremo tentativo della Deiulemar contro la dichiarazione di fallimento emessa il 2 giugno dal Tribunale di Torre Annunziata. Il legale della società, nel cui crack sono coinvolte circa 13 mila famiglie di Torre del Greco, ha depositato il reclamo avverso alla sentenza alla Corte di Appello.

La mossa nasce dalla volontà della compagnia di presentare un nuovo concordato preventivo con proposte migliorative rispetto alla precedente (52% della cifra totale di cui il 12% in contanti) recisamente restituita al mittente da creditori e obbligazionisti.

Il caso intanto è giunto alla Camera dei Deputati dove è stata discussa, alla presenza del Ministro Giarda, una interrogazione dell’Idv.

“La soluzione c’è – ha affermato nel corso del Question Time, Antonio Di Pietro –  ed è l’applicazione della Legge Marzano sulle grandi imprese in crisi. Sembra strano che il Governo voglia adottare due pesi e due misure su questa vicenda e su quella della Tirrenia”.

Ricordando anche il caso precedente della Parmalat, Di Pietro ha ricordato che “Deiulemar è una realtà che ha una ventina di navi di proprietà e una quarantina in noleggio”. La società, ha sottolineato,  “chiese e ottenne dalla Consob l’autorizzazione ad emettere titoli e obbligazioni fino a 42 milioni di euro, ma ne ha incassati circa 750 milioni, fregandosi tutti i soldi”. “L’autorità giudiziaria – ha concluso –  deve continuare a fare il suo lavoro, ma il Governo deve trovare una soluzione per quei dieci mila obbligazionisti rimasti senza soldi e per le migliaia di disoccupati”.

La legge Marzano, entrata in vigore nel 2004, prevede misure per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza. La norma definisce anche i requisiti per l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, fissando sia l’importo minimo del debito (300 milioni di euro) sia il numero dei lavoratori coinvolti (non inferiore a 500).