• 4 Ottobre 2024 06:58

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Esposto alla Corte dei Conti. Ad un mese dall’evento nessun bilancio ufficiale

 

Un fitto mistero è calato sulla tappa napoletana della Coppa America. A quasi un mese dall’evento che avrebbe dovuto rilanciare l’immagine della città a livello planetario (impagabile il vice sindaco Sodano che nel corso di una presentazione parlò di ben “4 miliardi di telespettatori”) manca un bilancio in grado di valutarne il reale impatto.

L’ ACN, la società di scopo creata per la gestione dell’appuntamento, si trincera dietro motivazioni burocratiche (non essendo un ente pubblico non è tenuta rendere noti i bilanci) mentre la Regione si limita a diramare i dati di previsione dati a Febbraio.

Restano così sul campo gli slanci ultraottimistici del sindaco De Magistris (sulla bontà delle cui dichiarazioni, a quanto pare, bisogna limitarsi all’atto di fede) e le sgraziate polemiche di un ex candidato trombato come Lettieri che hanno il sapore di una rancorosa rivincita.

A fare chiarezza su una situazione tutt’altro che trasparente (Dio solo sa quanta ne servirebbe a Napoli) potrebbe essere allora la Corte dei Conti, chiamata in causa dall’associazione “Lotta Piccole Illegalità”, che si riunirà domani, insieme ad altre compagini cittadine, per una manifestazione/concerto alla Villa Comunale.

In un voluminoso esposto (oltre 100 pagine documentate con cifre, dati, documenti, gare di appalto) LPI passa sotto la lente l’iter che ha portato i catamarani della A.C.W.S. nelle acque del Golfo, evidenziando una serie di problematiche che proprio la mancanza di comunicazione di questi giorni rende via via più urgenti.

In primo luogo, il documento ricorda “l’importo di circa 10.000.000,00 euro corrisposto dagli organizzatori napoletani per l’acquisizione dei diritti per ospitare l’evento America’s World Series del 2012 e dell’anno successivo, a fronte di quanto pagato dalle altre località (Plymouth – Inghilterra, Cascais – Portogallo e Venezia) che hanno “sborsato” cifre significativamente inferiori (70% – 80% in meno)”.

Un investimento notevole che ha visto la Regione Campania spendere 22 milioni di euro dai fondi F.E.S.R. CAMPANIA 2007-2013, “individuando quale beneficiario la società di scopo all’uopo costituita”.

A giustificazione dei notevoli esborsi di denaro pubblico, sottolinea l’esposto, è stata operata una stima sugli introiti che la manifestazione avrebbe assicurato: 220.000 maggiori presenze turistiche negli alberghi e in altre strutture ricettive di Napoli e provincia; ritorni per 73,5 milioni di euro, 61 milioni di euro di incremento del prodotto interno lordo (PIL) regionale e nuova occupazione, diretta ed indiretta, per 1370 unità.

“La realtà, purtroppo, fornisce numeri completamente diversi” ed “in verità – continua l’associazione – sarebbe bastato analizzare correttamente il ritorno economico concretizzatosi nelle precedenti tappe  dell’ACWS di Plymouth (ENG) e Cascais (POR), largamente inferiore a quello stimato (e non realizzatosi) per la tappa napoletana”.

I dati diffusi da associazioni di categoria, addirittura, “raccontano una consistente diminuzione dei consumi, parzialmente confermata dal competente assessore del Comune di Napoli, dr. Marco Esposito, che ha quantificato nel 20% rispetto all’anno precedente (quindi senza le regate) la diminuzione degli introiti per gli esercenti (intervista Corriere del Mezzogiorno del 21 aprile 2012)”.

Sotto osservazione anche il percorso che ha portato alla creazione della società di scopo ACN (“la scelta del socio privato non è seguita ad alcuna procedura ad evidenza pubblica in deformazione dei principi di concorrenza e trasparenza cui è ispirata la normativa di riferimento”), le spese sostenute per le consulenze sulla possibilità di usufruire del sito di Bagnoli, la realizzazione dei “baffi” nella scogliera antistante la rotonda Diaz.

E proprio dalle infrastrutture “temporanee” (l’intervento è avvenuto in deroga dei vincoli paesaggistici) che potrebbe arrivare un’ulteriore beffa. Il regolamento dei fondi F.E.S.R. (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) prevede un uso dei finanziamenti solo per infrastrutture o opere capaci di generare occupazione stabile. Il rischio, a questo punto, è “l’intervento sanzionatorio da parte degli organi europei preposti al controllo dell’utilizzo di tali risorse”.

Con un aggravio ulteriore per le casse comunali – già oberate da capitoli di spesa aggiuntivi come gli straordinari per dipendenti e vigili urbani o la costruzione del belvedere “usa&getta” a Monte Echia – che meriterebbero forse una risposta. Senza se e senza ma.