• 29 Aprile 2024 05:31

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Clia, bene le crociere in Italia ma le istituzioni ascoltino il settore

“Infrastrutture non adeguate; sistemi regolatori datati; burocrazia oppressiva sono solo alcune delle sfide – probabilmente le principali – che CLIA Europe, in quanto associazione internazionale delle compagnie da crociera, si trova ad affrontare, affinché il settore crocieristico possa crescere ed essere competitivo nel contesto delle nuove e sempre più complesse dinamiche della globalizzazione. Sfide che, sappiamo, le stesse istituzioni italiane hanno presente e di cui auspichiamo sia tenuto conto nella implementazione della riforma portuale”. Lo ha dichiarato Pierfrancesco Vago, Presidente di CLIA Europe, in occasione dell’Italian Cruise Day 2015 a Civitavecchia. “L’Italia, con i suoi 8 mila chilometri di coste nel cuore del Mediterraneo, riveste ancora il ruolo principe di paese che beneficia maggiormente dell’industria crocieristica. I porti italiani movimentano 10 milioni di crocieristi e l’impatto economico e occupazionale del settore è molto importante per il nostro Paese: 4,6 miliardi di impatto economico diretto, che si traducono in 102.000 posti di lavoro”. “CLIA Europe ha accolto con entusiasmo l’avvio della riforma portuale, attesa da 20 anni, che dovrebbe finalmente superare una legge – la numero 84 del 1994 – che con i suoi limiti di “campanilismo” tipici della politica italiana ha rallentato la crescita del comparto marittimo in un Paese che dovrebbe vivere di mare. Ci auguriamo – e vigileremo affinché accada – che i decreti attuativi rispettino e valorizzino specificamente la voce dell’industria crocieristica, ad esempio attraverso la rappresentanza costante della crocieristica negli organismi di governance”. “Venezia è senza dubbio il miglior esempio per illustrare come infrastrutture inadeguate possano avere conseguenze negative sia per il settore crocieristico che per la città, incluse decine di aziende locali che dipendono dalla nostra presenza. Negli ultimi due anni, la città di Venezia ha perso almeno 40 milioni di euro a causa dell’attuale situazione di stallo. Abbiamo perso troppo tempo. E se non si interviene rapidamente, Venezia rischia di perdere la sua importanza come porto di crociera di prim’ordine, insieme all’intero mare Adriatico”.