• 27 Luglio 2024 06:58

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Assoporti. La lettera aperta di Pasqualino Monti e Luigi Merlo

Ciò che sta accadendo in queste ore in Assoporti ci preoccupa, non per ambizioni personali. Ci preoccupa e molto, perché i porti italiani mai come oggi hanno bisogno di una guida salda, attraverso un contributo generoso ed una unità di intenti sulla crescita e sullo sviluppo,che persegua precise strategie di rilancio e rafforzamento di un settore che registra il punto minimo di attenzione a livello nazionale. Convinti che una seria politica di sviluppo del Paese non possa prescindere da un rafforzamento dei porti e da una razionalizzazione di quel ciclo logistico che ha proprio negli scali marittimi il suo elemento determinante, convinti altresì che senza misure serie in questo settore il recupero di competitività del Sistema Paese sarebbe solo un’utopia.

La discussione che si è aperta sul futuro di Assoporti e sul ruolo che questa associazione potrebbe e dovrebbe avere nella cabina di regia della logistica italiana è emblematica del malessere diffuso che attanaglia l’intero Paese, diviso da anacronistiche contrapposizioni politiche che continuano ad essere alimentate fuori tempo massimo.

Assoporti ha rischiato e rischia di spaccarsi su una contrapposizione che diventerebbe insanabile, perdendo credibilità e autocondannando i porti ad una emarginazione di cui farebbe le spese l’intera collettività, quella collettività che è oggi ignara della loro importanza strategica.

La discussione che si è sviluppata in Assoporti, se proseguisse nel modo in cui si è caratterizzata, sfociando in un impasse o in una frattura, non sarebbe solo improduttiva; sarebbe un vero disastro per il Paese.

Siamo i due candidati alla Presidenza che nei fatti si sono divisi, quasi al 50%, i consensi dei presidenti dei porti italiani, per la nomina alla guida dell’Associazione.

Ma noi siamo convinti che sia necessaria oggi un’Assoporti nuova, una nuova Assoporti che faccia delle strategie e della forza d’urto con la quale sarà in grado di imporle, la sua ragione d’essere.

È per questo che abbiamo deciso di fare ciascuno mezzo passo indietro e di proporre al Direttivo dei porti italiani,attraverso questa lettera aperta, una scelta innovativa: non due teste per una poltrona, ma due volontà per una strategia comune.

Sì. Con la forza del consenso che tanti colleghi ci hanno accordato, abbiamo scelto di presentare al Direttivo convocato prima dell’assemblea un’unica cabina di regia congiunta nella quale la fiducia della maggioranza dei porti in entrambi si traduca effettivamente in operatività a favore del settore.

In altre parole ci poniamo entrambi a disposizione della portualità con l’impegno (entrambi senza emolumento, entrambi ugualmente responsabili), di mettere a fattore comune professionalità, conoscenza, contatti, relazioni. Insomma una squadra coesa e forte.

Crediamo che l’emergenza nazionale dei porti, collocata all’interno di quella più estesa del Paese, richieda uno sforzo coeso. Insieme saremo in grado di attuarlo. Ci proponiamo di lavorare insieme ad una proposta programmatica unitaria da sottoporre al direttivo, una proposta programmatica che sarà caratterizzata anche dall’obiettivo di provare ad elaborare proposte di “autoriforma” del sistema portuale italiano.

Riteniamo che unirsi sulla strategia invece che dividersi su schieramenti o nomi sia già una piccola rivoluzione, e ci auguriamo di poter essere nel nostro piccolo da esempio per questo Paese . Per il bene della portualità italiana, in questo momento non devono esserci divisioni territoriali, di appartenenza politica o identitaria.

Di fronte a noi ci sono troppe e troppo gravi scadenze per perdere altro tempo, per sprecare altre energie. C’è la scadenza del contratto collettivo di settore, che unitamente alla crisi economica e di ambito necessita di azioni ed esempi fondati sulla responsabilità e sull’impegno. C’è una spending review potenzialmente dirompente proprio per una portualità neppure presa in considerazione nel suo valore di asset strategico. Ci sono porti che hanno bisogno di risposte ora, non fra mesi, o fra anni, ai loro problemi. Ci sono scelte da compiere, inclusa quella autonomia finanziaria che rappresenta una delle grandi incompiute. Per queste ragioni abbiamo colto l’invito che è venuto dai tre saggi ad un dialogo tra i due candidati che hanno avuto più indicazioni affinché lavorassero insieme.