• 7 Ottobre 2024 17:03

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“A Venezia dal Mare. Le crociere”, idee e progetti ad “impatto zero”

Il caso veneziano in un libro. Prefazione del Ministro Clini

 

È a Venezia che il complicato rapporto tra turismo crocieristico e tessuto urbano registra i maggiori disagi. La sproporzione crescente tra le grandi navi e il centro storico alimenta da tempo un vivace dibattito sull’opportunità della loro presenza in laguna. Con coinvolgimenti emotivi, vera e propria “sindrome di Gulliver” nella definizione del presidente dell’Ap, Paolo Costa, che hanno trovato nell’incidente della Costa Concordia un importante cassa di risonanza.

Come salvaguardare, allora, le esigenze di conservazione della città senza intaccare una risorsa economica sempre più prominente per l’intero Nord Est?

Prova a dare una risposta il volume edito da Marsilio “A Venezia dal Mare. Le Crociere” (a cura di Gabriella Chiellino, Francesco di Cesare e Caterina Frisone), seconda pubblicazione della collana “Le rotte del Leone, studi ricerche e progetti” ideata dall’Autorità Portuale di Venezia.

Il libro sviscera dal punto di vista tecnico-ambientale ed economico le opportunità, le sfide e il futuro del settore incaricandosi di fare chiarezza sulle “falsità che oggi alimentano un dibattito distorto basato per lo più su informazioni errate”.

A cominciare, ad esempio, dal presunto impatto del moto ondoso delle navi da crociera (stando alle misurazioni effettuate, non sono responsabili di danneggiamenti alle rive) o dai timori per la sicurezza della navigazione (“la particolare morfologia dei canali di navigazione dal fondale sabbioso e le rigide delimitazioni mantenute dagli escavi continui costringono le navi entro «binari» dai quali non possono uscire(…)Il temuto Inchino, a Venezia, è tecnicamente impossibile!”).

Tra gli obiettivi della pubblicazione anche la definizione di una “offerta crocieristica” commisurata alla “capacità di carico” della città, che, sottolineano gli autori, “va rispettata in termini di sicurezza della navigazione in laguna, qualità dell’aria da non compromettere, controllo di rumore e vibrazioni, contenimento del moto ondoso e ristabilimento delle proporzioni fra le dimensioni delle navi e i luoghi in cui possono essere accolte”.

Da qui una serie di proposte come la creazione di una via acquea alternativa di accesso alla marittima evitando il passaggio davanti San Marco, la creazione di uno “standard Venezia” (accesso al bacino di San Marco solo per unità Green), la creazione di un sistema di “cold ironing”, il trasferimento dei traghetti dall’attracco in Marittima a un terminal dedicato a Fusina (Marghera) già a partire dal 2013.

“Quelle che vengono chiamate in maniera dispregiativa “grandi navi” – spiega il libro – sono invece un’attività cresciuta in modo prorompente che oggi dà lavoro a non meno di 5470 occupati diretti somma di 1600 occupati diretti in servizi alla nave e ai passeggeri, 2600 occupati diretti nella fornitura (provviste, manutenzioni, riparazioni, bunkeraggio ecc.) – propria solo dei porti capolinea (home port) – e 1270 occupati diretti attivati dalla spesa turistica a Venezia effettuata prima e dopo la crociera da circa un terzo dei passeggeri sbarcati/imbarcati. Un contributo sostanziale – continua – a tutta l’economia veneziana e che consente di diversificare la base economica della città lagunare (il 76% dell’occupazione attivata da crociere non dipende dalla spesa turistica dei crocieristi), di qualificare l’economia turistica (i 600.000 turisti crocieristi – solo un terzo di coloro che sbarcano o si imbarcano a Venezia – si collocano nella parte più ricca degli oltre 20 milioni di visitatori annui di Venezia).