• 27 Aprile 2024 02:57

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Dossier Autotrasporto – Oltre il punto di non ritorno

Ormai da anni l’autotrasporto italiano vede allargarsi costantemente la forbice fra costi di gestione e tariffe, con una conseguente inarrestabile crescita dell’indebitamento, una perdita di potere contrattuale, e un preoccupante indebolimento strutturale del settore. La liberalizzazione senza rete delle tariffe, nonostante la legge sui costi minimi,  e la contemporanea apertura altrettanto senza regole del mercato italiano del trasporto su gomma a vettori esteri e ad autisti provenienti in particolare dall’est europeo hanno inferto un colpo decisivo al settore, oberato da una lievitazione inarrestabile dei costi, da quelli assicurativi alle tariffe autostradali. In più occasioni è stata denunciata la contraddizione di un paese che trasporta su gomma più dell’85% delle merci e che di fatto, in una totale assenza di programmazione e di scelte coerenti con il mercato, consente la metodica destabilizzazione e destrutturazione del settore.

La crisi che si è abbattuta su tutta l’economia italiana ha precipitato l’autotrasporto oltre il punto di non ritorno, rendendo l’illegalità la norma oltre che l’unico strumento per la sopravvivenza e spingendo anche le aziende sane verso una deriva che sfocia o nella cessazione dell’attività, o nel fallimento o, come sempre più spesso accade, in una violazione sistematica delle norme di sicurezza.

Trasportounito consegnerà un sintetico dossier al governo che verrà, al Parlamento e specialmente alla pubblica opinione affinchè vengano messi in piena luce i rischi che si corrono sulle autostrade e strade italiane, in una situazione ormai fuori controllo, che richiede una terapia d’urto e il ripristino di poche regole chiare, alle quali tutti, in primis la committenza, ovvero che utilizza l’autotrasporto, per la movimentazione delle merci, siano costretti ad attenersi.

Ecco alcune anticipazioni sul dossier.

Cos’è oggi l’autotrasporto italiano conto terzi:

 

–       103.000 imprese attive nell’autotrasporto che esercitano l’attività con veicoli industriali e commerciali (altre 43.000 posizioni aperte non posseggono veicoli);

–       5.000 imprese hanno chiuso negli ultimi sei mesi del 2012;

–       2.200 imprese con procedura concorsuale fallimentare.

Il caso Liguria

 

Il comparto dell’autotrasporto in Liguria ha perso nel 2012, 3000 occupati.

 Il saldo tra nuove iscrizioni all’Albo degli Autotrasportatori per l’avvio dell’attività e quello delle cancellazioni delle imprese è negativo di circa 900 unità, 500 delle quali nel solo anno 2012.

In sostanza dalle 4600 imprese in esercizio alla fine del 2012 le imprese iscritte sono 3.700.

Fra poche settimane esploderà in Liguria il problema del rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, già comunicata dalla Regione Liguria.

 

La crisi

–       80.000 dipendenti sono a rischio licenziamento entro l’anno 2013 (considerando anche i termini delle procedure cig ecc…);

–     il 30%, del personale conducente operante sul territorio italiano  parla una lingua dell’Est Europeo o extracomunitaria

–    3.600, le imprese dispongono di una propria sede o di una propria impresa nell’Est Europa;

–   il 21% è la media del cabotaggio stradale di imprese estere che svolgono servizi all’interno del territorio italiano;

–         ogni mezzo pesante immatricolato in Italia è gravato da un indebitamento  medio di 31.000 euro;

 

–         è del 70%, la percentuale delle imprese i cui debiti a breve sono tali da provocare il fallimento dell’azienda;

–         36.000,  sono gli imprenditori coinvolti in vertenze fra vettori e committenti, o fra primo e secondo vettore o fra impresa e dipendenti;

–         15% il valore che assorbe l’intermediazione parassitaria;

–         18% l’entità reale della  riduzione delle tariffe per i servizi di autotrasporto;

–         22% la contrazione della domanda dei servizi di autotrasporto;

–         39 i milioni di tonnellate di merce in meno da trasportare;

–         15% la riduzione media delle tratte chilometriche;

–         32% la quota media dei viaggi a vuoto;

–         24% la riduzione delle immatricolazioni dei veicoli pesanti;

–         74% delle imprese non è in grado e non intende investire nel breve     periodo.

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