• 30 Aprile 2024 03:52

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Nuove infrastrutture per l’idrovia Mantova – Venezia, 6mila Tir in meno sulle strade

Nel dibattito sulla intermodalità in Italia il trasporto fluviale ha assunto un ruolo da cenerentola. Motivi geografici (la scarsità di acque navigabili rispetto al resto d’Europa) e scelte strategiche incentrate sull’opzione gomma sono all’origine della marginalità di questa modalità di trasporto. Eppure il gap con il resto del continente (l’Olanda movimenta sui fiumi il 43% delle sue merci, la Germania il 14%, il Belgio il 12% mentre sull’idrovia Venezia – Mantova sono passate nel 2012 “appena” 164.882 tonnellate) non è giustificato dalle potenzialità delle strutture esistenti. In particolar modo in Veneto dove la rete di collegamenti con la pianura padana, fino a Milano e Torino, ereditata dalla Serenissima potrebbe ricoprire un importante ruolo nel riequilibrio modale con indubbi vantaggi economici e ambientali (secondo le stime della Commissione Europea, i costi esterni marginali del trasporto stradale sono in media sette volte superiori a quelli del trasporto fluviale, mentre quelli della ferrovia sono di tre volte superiori).

In questa direzione, è fondamentale il recente completamento delle strutture a supporto dell’idrovia Mantova – Venezia rappresentato dalle conche di navigazione di Cavanella d’Adige realizzate dalla Regione Veneto con il contributo dell’Ue. Si tratta, in pratica, di un’opera che permette alle imbarcazioni di “attraversare” un incrocio tra due corsi d’acqua che hanno livelli differenti. Una sorta di vasca che accoglie la nave o la chiatta che deve passare, si chiude e il suo livello viene fatto salire (o scendere, a seconda dei casi), fino a portare il mezzo in linea con lo specchio d’acqua da oltrepassare. A questo punto si apre, il naviglio transita e si immette in una seconda conca, analoga alla prima, dalla quale poi accede alla via d’acqua oltre l’incrocio.

“Infrastrutture come questa – ha ricordato l’assessore alla mobilità Renato Chisso in occasione del sopralluogo della funzionaria europea Nadia Chellafa, venuta a verificare l’utilizzo del contributo comunitario – permettono concretamente di eliminare dalle autostrade circa 6 mila TIR all’anno, che potrebbero facilmente diventare 10 mila se questa forma di trasporto venisse conosciuta. Le conche completano infatti l’unica grande linea di trasporto acqueo interno d’Italia, raddoppiando di fatto la sua capacità in termini di stazza dei mezzi di navigazione e proponendosi come unica concreta alternativa alla strada, integrativa alla ferrovia e complementare al cabotaggio marittimo e alle autostrade del mare, all’interno di una filiera intermodale della quale si è predicato per decenni senza concretare granchè”.

In attesa del porto offshore di Venezia, che potrebbe raddoppiare il traffico sulle idrovie, alle conche di Cavanella d’Adige si aggiungono anche quella di Brondolo, tra il canale e il mare, in attraversamento del Brenta, che adeguano l’intero sistema alla navigazione dei mezzi fluviali di V classe CEMT (Commissione Europea Ministeri dei Trasporti), motonavi e chiatte della lunghezza massima da 95 a 110 metri, larghezza massima di 11,4 metri, dislocamento da 1.500 a 3.000 tonnellate (da 1.600 a 3.000 tonnellate per i convogli a spinta), in grado di trasportare un carico equivalente di cinquanta Tir.

Il sistema fluviale padano (130 chilometri di estensione), inaugurato nel 2002, è al centro dal 2010 del Progetto di Sviluppo Infrastrutturale del Sistema Idroviario del Nord Italia, nel contesto del Bando sulle grandi reti trasportistiche TEN T 2009 EERP per il rilancio dell’economia (cofinanziamenti previsti: 9 milioni 302 mila euro). L’obiettivo è quello di portare al 20 per cento entro il 2020 l’attuale traffico merci nella rete fluviale dell’Italia del Nord.

G.Grande