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Superbonus: volano per il settore edile o azione a “rischio fallimento”?

Diredazione City

Apr 22, 2022
7,5 milioni circa i soggetti interessati alle agevolazioni dei vari bonus proposti dal Governo. Nel 2021, però, se ne contavano 9,4. Cosa porta, soprattutto le imprese edili, a dubitare di uno strumento che doveva essere salvifico per la ripresa economica? Lo spiega Guido Alberti, fondatore di Marketing al Millimetro

Rallenta l’entusiasmo, e di conseguenza la corsa, verso la possibilità di usufruire dei vantaggi del Superbonus, lo strumento messo in campo dal Governo per fare da volano alla ripresa dell’economia, soprattutto per quanto riguarda il comparto edile. Il motivo? «I più grandi gruppi bancari hanno detto basta all’acquisto di crediti. Questo perché il governo, nei mesi addietro, è intervenuto sulla possibilità di fare cessioni multiple». Questa la sintesi di Guido Alberti, marketerblogger e fondatore di Marketing al Millimetro, agenzia di consulenza strategica per il settore edilizio.

Attualmente, si registrano circa 7,5 milioni di soggetti aderenti all’iniziativa. A novembre del 2021, invece, se ne contavano 9,4 milioni. Il calo non è dovuto alla mancata intenzione di usufruire dell’opportunità. Stando a un sondaggio “110% Monitor”, promosso dall’osservatorio Nomisma, il 56% del campione intervistato sarebbe propenso a effettuare lavori di riqualificazione, persino a un’aliquota inferiore di incentivo fiscale.

Le imprese edili, inizialmente scosse da nuova linfa ora, invece, sono frenate dalla paura di fallire proprio aderendo ai vari Superbonus 110%EcobonusSismabonusBonus FacciateBonus Casa e, Bonus Energia… Tante realtà, infatti, si sono già impegnate a iniziare i lavori ma, attualmente, vivono con l’incubo di non sapere se vedranno mai i soldi.

«I più grandi gruppi bancari hanno detto basta all’acquisto di crediti perché il governo, nei mesi addietro, è intervenuto sulla possibilità di fare cessioni multiple. Quindi, a oggi, il sistema prevede che la banca che monetizza il credito, poi, deve portarlo in detrazione diretta. E al momento, in pratica, si è raggiunto il plafond. Questo è il vero problema».  Spiega Alberti.

le banche, infatti, sulle proprie piattaforme di cessione, hanno a disposizione un importo limite (il plafond) non infinito e che a breve si esaurirà se non vi saranno altri soggetti a cui poter fare riferimento per cedere il credito. La preoccupazione è dunque concreta perché il sistema, al momento, rischia di avviarsi al collasso. È pertanto necessario trovare una soluzione, alla svelta.

Il vero motore di tutto ciò che riguarda Il mondo degli incentivi delle detrazioni è stato, ed è tuttora, la possibilità di liquidare i propri crediti. «Oggi questa possibilità non c’è più – avverte il fondatore dell’azienda di marketing, vendita e assistenza clienti Marketing al Millimetro – e questo rappresenta un grosso problema. Ma, la cosa più grave, è che tutto questo accade in corso d’opera, quindi con aziende che stanno portando avanti lavori o che magari li hanno appena ultimati. Società che si ritrovano sul proprio cassetto fiscale dei crediti che non riusciranno a monetizzare perché, di fatto, nessuno li vuole più comprare». Il punto è proprio questo, evidenzia ancora Alberti, il Superbonus, così come tutti gli altri strumenti analoghi, sono “morti” perché, di fatto, è venuto meno il meccanismo di liquidazione dei crediti da parte delle banche.

Anche l’On. Riccardo Fraccaro ha dichiarato: “Migliaia di imprese oggi sono a rischio fallimento perché pur avendo lavorato nella legalità, si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti e senza liquidità per poter andare avanti”.

Va dunque messa un’attenzione particolare al mondo dell’impresa e dell’edilizia perché il rischio del fallimento è dietro l’angolo se la situazione non si sboccherà. «Al momento – sottolinea Alberti – per quanto una società possa portarsi in compensazione, non potrà però più pagare i fornitori e fare tutta una serie di altre cose».

Come si potrebbe ovviare? «A mio avviso – afferma l’imprenditore, marketer e blogger – dando possibilità alle banche di poter fare ulteriori cessioni. Allo studio c’è la possibilità di un quarto passaggio da parte degli enti verso i propri contocorrentisti ma, per tutto questo, ci vorrà del tempo».

Alberti ricorda anche che, lo scorso anno, Cassa Depositi e Prestiti, tramite Poste Italiane, ha acquistato diversi crediti. «Visto che Cassa Depositi e Prestiti è partecipata dallo Stato, e avendo già il meccanismo avviato, si potrebbe anche imporre di riprendere ad acquistare i crediti e sbloccare così la situazione. Questo per evitare quello che io definisco un “bagno di sangue”!». Conclude il fondatore di Marketing al Millimetro.