• 27 Luglio 2024 07:18

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Servizi tecnico – nautici, “price cap” per garantire sicurezza e competitività

L’Antitrust accoglie l’impostazione dell’Ap di Venezia

 

Assicurarsi competitività e attrattiva adeguando le tariffe dei servizi tecnico nautici. Nella battaglia ingaggiata alcuni mesi fa per la crescita dell’efficienza dei servizi sul lato mare l’Autorità portuale di Venezia marca un punto a suo favore. La segnalazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato “in merito allo svolgimento dei servizi tecnico-nautici  ed alla determinazione delle relative tariffe nei porti italiani” mette per la prima volta in discussione il rapporto tra la sicurezza delle operazioni portuali e il regime di monopolio che caratterizza l’attuale quadro italiano.  

“Da questa situazione – spiega una nota dell’Ap di Venezia – che danneggia la competitività dei porti italiani si deve uscire come suggerisce l’AGCM verificando, caso per caso, se sia possibile liberalizzare pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio aprendoli alla concorrenza nel mercato e, ove questo non fosse possibile o conveniente, alla concorrenza per il mercato al fine di massimizzare l’efficienza e minimizzare le tariffe, dati i requisiti di sicurezza. Gli esempi esteri nei quali questi servizi sono stati liberalizzati possono aiutare a ridefinire il quadro legislativo e regolamentare italiano”.

Essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo un nuovo meccanismo di determinazione delle tariffe. Come quello, suggerito dall’Antitrust, del “price cap”, già applicato con successo nel settore autostradale e ferroviario,  che lega l’aumento delle tariffe al tasso di inflazione.

Gli effetti negativi delle tariffe dei servizi tecnico nautici oggi in vigore, sottolinea l’Ap, sono documentabili, come risulta evidente per esempio per i porti italiani del Nord Adriatico quotidianamente sottoposti alla concorrenza dei porti sloveni e croati: per ogni nave portacontainer di 42.000grt, il costo complessivo ad approdo dei servizi portuali (dati 2010) è a Venezia pari a 30.000 euro, a Trieste 16.500 euro, a Capodistria 12.500 euro, a Fiume 9.000 euro, “cifre che a fine anno possono comportare una differenza di costi notevole e che minano l’attrattività degli scali rispetto ai vicini concorrenti”.

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