• 5 Maggio 2024 19:58

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Presentato oggi a BES 2020 il Blue District, lo spazio progettato dal Comune di Genova dove sviluppare nuove idee e start-up legate all’economia del mare

Quarto giorno di lavori per il Blue Economy Summit 2020, la manifestazione nazionale dedicata alle filiere produttive del mare, organizzata dal Comune di Genova, in programma tra il 29 giugno e il 3 luglio. Stamattina si è parlato di Blue Innovation, in particolare del nuovo Blue District, uno spazio dove sviluppare nuove idee, aziende e sistemi legati all’economia del mare. Un incubatore di innovazione e imprese, un acceleratore di start-up voluto fortemente dal Comune di Genova in collaborazione con Camera di Commercio, Fondazioni Carige e San Paolo, Deloitte Officine Innovazione.

“Il Blue District, frutto di un lavoro che dura da un anno, ci offrirà uno sguardo privilegiato sulla Blue Economy dell’Italia e dell’Europa – ha spiegato Francesco Maresca, assessore allo sviluppo economico, portuale e logistico del Comune di Genova. “Con questo progetto intendiamo rafforzare anche la digitalizzazione dei processi portuali nell’ottica di una sempre maggiore integrazione tra porto e città. Noi – ha precisato Maresca – vediamo un unico sistema porto-città, un organismo unico mirato allo sviluppo economico del territorio. Non ci limiteremo ad allevare le start-up, ma le aiuteremo concretamente ad entrare nel mercato: il Blue District sarà allo stesso tempo un incubatore e un acceleratore di imprese, favorendo allo stesso tempo un confronto continuo con le associazioni di categoria”.

“Il Blue District è uno dei pilastri su cui costruire dal punto di vista economico il futuro della nostra città –  ha sottolineato Alfredo Viglienzoni, direttore dell’Area tecnologica ed innovazione del Comune di Genova. “La filiera del mare è costituita da porto, alta tecnologia, trasporti marittimi, turismo e pesca, con tutte le competenze e professioni associate: il Blue District li coniuga tutti insieme. La Blue Economy – ha ribadito Viglienzoni – è il punto di forza della nostra città. Abbiamo 156 aziende che operato nell’ambito dell’economia del mare, per un valore generato complessivo di 13 miliardi di euro.

Diversi i soggetti coinvolti nel Blue District genovese. Tra essi anche l’Università di Genova attraverso il Centro del Mare, un dipartimento che forma competenze fortemente specialistiche e multidisciplinari nel campo della Blue Economy. “Siamo felici di far parte di questo progetto – ha detto il presidente del Centro del Mare Michele Viviani – Abbiamo 400 docenti legati alle attività del mare, 5 corsi di laurea triennale e 8 magistrali, un dottorato in Scienze e tecnologie del mare articolato in 6 curriculum che coinvolgono diverse aree scientifiche. La cooperazione tra istituzioni, imprese e mondo accademico è fondamentale per emergere a livello nazionale e internazionale come Comune di Genova, Regione Liguria e Paese”.

Nel corso della mattinata si è parlato di innovazione sostenibile, in ambito porto – retroporto, all’insegna dell’automazione, della digitalizzazione dei processi e delle tecnologie per la sicurezza del lavoro. In particolare, Alessandro Pitto, presidente di Spediporto, ha sottolineato le complessità del mestiere dello spedizioniere che deve far fronte a crescenti aspettative da parte dei consumatori, richieste dal comparto dell’e-commerce, compliance e sostenibilità e, di recente, dalla pandemia. Fondamentale l’integrazione tra componente analogica del lavoro e digitalizzazione e, soprattutto, gli investimenti in digital shipping and logistics che, a livello  internazionale, hanno raggiunto un valore di mercato di 3,2 miliardi di dollari.

Dello stesso avviso Davide Falteri, presidente del Consorzio Global e di Federlogistica Liguria, nel suo intervento sulle sfide digitali per la logistica. “Le sfide sono crescenti perché è crescente il settore dell’e-commerce – ha spiegato Falteri – la prima difficoltà non è tanto la tecnologia, quanto una diffidenza nella gestione del dato, in termini di certezza e sicurezza. Serve cultura e serve un salto di paradigma, tanto più in un settore che attualmente non ha una vera e propria scuola ed è estremamente complesso” – avverte Falteri.

L’internet of things,  grazie alla gestione dell’enorme mole di dati che è possibile reperire a costi bassi, può offrire un’opportunità unica per i porti liguri per superare le difficoltà legate all’orografia e affermarsi come capofila nel Mediterraneo – ha aggiunto Giorgio Allasia, direttore Ricerca e sviluppo del Gruppo Fos. “La Liguria ha il tessuto produttivo adatto per investire con successo in questo ambito, grazie a un’ecosistema ricco di imprese, competenze e innovazione”.

Domani riflettori puntati su turismo, cultura nautica e sport del mare