• 1 Maggio 2024 01:20

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Pesca, il parlamento europeo riforma la politica comune

Nuovo regolamento contro lo sfruttamento intensivo

Il Parlamento europeo ha approvato con 502 voti a favore, 137 contrari e 27 astenuti la riforma della politica comune della pesca (PCP), che ha come obiettivo la sostenibilità del settore, la fine dello scarico a mare dei pesci e nuovi piani a lungo termine basati su solidi dati scientifici. La pesca intensiva è ampiamente vista come il più grande fallimento dell’attuale PCP, che risale al 2002. La nuova entrerà in vigore nel 2014.

I dati della Commissione europea suggeriscono che più dell’80% degli stock ittici del Mediterraneo e il 47% di quelli dell’Atlantico sono soggetti a pesca intensiva. Il regolamento  votato in plenaria stabilisce chiari e rigide misure per affrontare il problema. “Gli stock ittici dovrebbero riprendersi entro il 2020, permettendoci di avere a disposizione 15 milioni di tonnellate di pesce in più e creare 37 mila nuovi posti di lavoro”, ha dichiarato la relatrice Ulrike Rodust.

La riforma si baserà, in particolare,  su piani di gestione degli stock ittici per assicurarsi che la pesca rimanga sostenibile. L’assunto è che se si adotterà un approccio a lungo termine, si potranno migliorare le previsioni dell’andamento del mercato, che dovrebbero aiutare l’industria a investire meglio e pianificare correttamente. I piani pluriennali saranno basati su dati scientifici più accurati e affidabili, che gli Stati membri saranno obbligati a raccogliere e rendere disponibili.

Soddisfazione arriva anche dal WWF. “Gli oceani, i pesci e quelli che dal  pesce sostenibile dipendono – afferma Marco Costantini Responsabile Mare WWF Italia – hanno vinto metà della battaglia. Ora spetta ai ministri della pesca  votare a favore di questo regolamento di base. Sarà una battaglia dura ma speriamo che i governi nazionali ascolteranno il forte messaggio che arriva oggi dal Parlamento spazzando  via gli interessi costituiti per assicurare un futuro a lungo termine e  sostenibile per i nostri oceani e l’economia della pesca in Europa”.