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Le zone economiche speciali per un nuovo sviluppo: il ruolo strategico dei porti meridionali

DiCatello Scotto Pagliara

Lug 25, 2018

di Pietro Spirito

Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale

La riforma della governance nei sistemi portuali attuata recentemente nel nostro Paese ha avviato un percorso di rilancio dell’economia marittima che si completerà se saranno costruite misure di politica economica capaci di legare strettamente la portualità alla riorganizzazione del tessuto economico, al rilancio della produttività totale dei fattori, alla ripresa di competitività dell’industria e della logistica italiana sui mercati internazionali.

Questo nesso strategico vale in particolare per le regioni meridionali, che hanno vissuto ancor più intensamente il passato decennio di crisi economica e che debbono essere la leva fondamentale per far ripartire un ciclo di crescita. Il Sud ha perso, dal 2007 ad oggi, quasi un terzo della capacità produttiva, ed è possibile generare una ripresa strutturale dell’intero Paese solo se ripartiranno gli investimenti nella industria manifatturiera del XXI secolo.

Dopo la crisi economica del 2007, il divario territoriale nel nostro Paese si è dilatato. Solo di recente cominciano ad emergere, in alcune aree del Mezzogiorno, segnali di inversione di tendenza, che vanno incoraggiati e rafforzati. Serve una accelerazione che non può essere data solo dalle forze endogene del mercato. Va rinnovata la cassetta degli attrezzi della politica economica.

Qualche segnale va nella giusta direzione. Dopo gli ultimi decenni nei quali le misure di intervento per il Mezzogiorno erano state bandite dal vocabolario della politica economica italiana, finalmente si assiste ad una rinnovata attenzione verso la questione meridionale. Il 12 agosto 2017 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 91, concernente disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, convertito con legge n. 123 il 3 agosto 2017. Tra gli interventi previsti, sono state istituite le zone economiche speciali (ZES).

Per ZES si intende una zona geograficamente limitata e chiaramente identificata, nella quale le aziende già operative, e quelle che si insedieranno, potranno beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo. Proprio per le caratteristiche di tale legislazione, essa deve essere limitata alle aree di intervento per la coesione territoriale della Unione Europea.

A fine febbraio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpcm che ha definito criteri e metodi per la costituzione delle zone economiche speciali. Le Regioni Campania e Calabria hanno approvato il Piano di sviluppo strategico, trasmettendo la richiesta di costituzione della ZES al Governo, che a maggio scorso ha approvato il dpcm di istituzione delle due zone economiche speciali, registrato presso la Corte dei Conti ed ora in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

La misura di incentivazione fiscale consiste nella esenzione dal credito di imposta per singoli investimenti sino a 50 milioni di euro, con una taglia di interventi di ampliamento della capacità produttiva che si concentra quindi sulla media dimensione.

Resta da definire ancora il decreto governativo che detta gli indirizzi per la semplificazione amministrativa e burocratica, altro elemento di decisiva rilevanza per la efficacia e la efficienza del provvedimento. Al fine di generare vantaggi competitivi, il legislatore ha deciso che la perimetrazione delle ZES deve includere almeno un’area portuale compresa nella rete transeuropea dei trasporti. I vantaggi si traducono dunque in benefici fiscali ed in semplificazioni amministrative.

Le Regioni Campania e Calabria sono dunque i primi luoghi insediativi per le ZES meridionali, avendo approvato provvedimenti di Giunta che definiscono criteri e modalità per la costituzione delle aree nelle quali saranno resi operativi i meccanismi di agevolazione previsti dalla legge approvata di recente. I porti di Napoli, Salerno e Gioia Tauro saranno i baricentri di questa innovazione.

Le regioni possono decidere anche strumenti aggiuntivi per l’attrazione degli investimenti: la Campania ha preannunciato che prevederà cinque anni di esenzione dal pagamento dell’IRAP alle imprese che decideranno di insediarsi entro il perimetro della zona economica speciale.

Le ZES si sono affermate nel mondo come laboratori per l’attrazione degli investimenti e come incubatori di innovazione, capaci di promuovere lo sviluppo produttivo ed occupazionale. La storia delle ZES ha conosciuto una rapida accelerazione negli ultimi decenni, anche per contrastare la crisi emersa a partire dal 2007. Oggi esistono nel mondo oltre 4.500 zone economiche speciali, istituite in più di 135 Nazioni, che contribuiscono al mantenimento di circa 70 milioni di posti di lavoro. Nella sola Unione Europea esistono formalmente 16 ZES operative, di cui 14 in Polonia.

L’esperienza polacca mostra risultati particolarmente interessanti, raggiunti grazie allo strumento delle ZES: sono stati creati oltre 287.000 nuovi posti di lavoro tra il 2005 ed il 2015, con una attrazione di investimenti pari a 170 miliardi di euro: l’Italia, tra l’altro, è il quinto investitore nelle ZES polacche; nelle aree in cui è stata istituita una ZES, la disoccupazione è inferiore del 2-3%, ed il PIL è più alto del 7-8% rispetto alla media delle altre aree. Proprio per i positivi risultati conseguiti, il governo polacco ha deciso di prorogare gli effetti temporali delle ZES, che dovevano cessare la propria operatività al 2020, portando il tempo sino al 2026.

Nella individuazione del perimetro delle ZES, il Governo italiano ha scelto il criterio in base al quale l’area, anche non territorialmente adiacente, deve presentare un nesso economico-funzionale che comprenda almeno un’area portuale, collegata alla rete transeuropea dei trasporti. Il legame tra attrazione degli investimenti produttivi ed adeguatezza logistica costituisce una delle chiavi di volta per l’efficacia delle politiche industriali e per il recupero di competitività dei territori. Non contano più solo lavoro e capitali per generare produttività, ma anche competenze e connessioni.

Nel paradigma della nuova economia industriale, la logistica svolge un ruolo determinante. Senza un accesso efficiente ai mercati si determina uno svantaggio competitivo difficilmente colmabile. Accanto a questo elemento, che conta sempre più nella determinazione della produttività totale dei fattori, serve la capacità di far crescere la dimensione delle imprese e di puntare sui settori ad elevato contenuto tecnologico, per modificare la traiettoria di una specializzazione manifatturiera ancora concentrata sui settori maturi.

Con le ZES si apre una nuova stagione per le politiche di sviluppo nel Mezzogiorno. Né incentivi a pioggia, né intervento diretto dello Stato nell’economia. Le forze produttive potranno contare una cornice di maggiore competitività determinata da strumenti di semplificazione, crediti di imposta adeguati per la realizzazione di investimenti, contiguità ad aree già dotate di infrastrutture e di servizi per la logistica.

Se vogliamo lavorare perché l’Italia superi la grave crisi industriale e sociale dell’ultimo decennio, una delle chiavi attraverso le quali è possibile riaprire la porta dello sviluppo è la attivazione di una nuova politica economica: le zone economiche speciali possono essere uno strumento efficace in questa direzione.

I porti saranno, assieme ad i retroporti ed alle strutture logistiche, l’asse strategico di questo intervento di politica industriale. Ai Presidenti delle Autorità di Sistema è affidato dalla legge anche il compito di guida del Comitato di Indirizzo chiamato a governare la zona economica speciale, nel quale saranno presenti anche un delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministro, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e della Regione. Si attende la nomina dei due rappresentanti di Governo per le ZES istituite della Campania e della Calabria. Il segretario generale della Autorità di Sistema sarà chiamato a svolgere la funzione di segretario del Comitato stesso.

Fondamentale sarà il ruolo delle forze economiche e sociali. L’industria deve essere protagonista di questa nuova stagione di ripresa degli investimenti e di centralità della logistica. Senza una centralità di chi produce e di chi innova, gli strumenti normativi restano gusci vuoti che non producono effetti. Sarà quindi fondamentale che – definiti gli assetti normativi – si trovino le sedi e le modalità per massimizzare gli impatti positivi di uno strumento che può generare effettivamente una nuova stagione di investimenti e di ripresa produttiva.