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Le proteste al Porto di Trieste non spaventano i finanziatori

Gruber Logistics vara un piano di finanziamenti sul Porto

Trieste, 22 ottobre 2021 – Le proteste al Porto di Trieste non hanno incrinato la fiducia delle aziende nello sviluppo del Porto che sotto la guida di Zeno D’Agostino, si è caratterizzato per una costante crescita in questi ultimi anni.

Il Porto di Trieste, per la sua collocazione geografica e per le sue caratteristiche, è un porto europeo e non solo italiano. La posizione geografica e le caratteristiche fisiche sono certamente fattori importanti ma la capacità di collaborare con il mondo dei privati per stimolare nuovi investimenti e una maggiore offerta di servizi è la chiave di lettura del successo del Porto in questi ultimi anni.

È ad esempio il caso di Gruber Logistics, multinazionale della logistica e del trasporto operante in tutta Europa, che in questi giorni ha varato un piano di investimenti focalizzato proprio su Trieste. Gruber Logistics è presente nel Porto fin dal 1992 attraverso la gestione soprattutto di carichi eccezionali e fuori sagoma (impianti industriali, caldaie, lamiere, silos ecc…) ma il nuovo piano prevede l’ampliamento dei servizi di trasporto e infrastrutture logistiche.

Solo in termini di equipment la società ha già investito 3.5 milioni per incrementare il flusso verso la Turchia, acquisendo 100 rimorchi. Mauro Sepich, nuovo Direttore della filiale di Trieste, racconta come i “nuovi traffici intermodali avranno come punto di contatto principale la Turchia e collegamenti con Italia, Austria, Germania e tutto il Benelux. L’estensione dei traffici prevedrà poi in seconda battuta la creazione di connessioni con l’est Europa, paesi con i quali Gruber Logistics lavora da oltre dieci anni disponendo di sedi e di personale altamente qualificate in Lituania, Romania e Polonia. Verranno forniti anche servizi da e verso Grecia ed Albania. Il nostro team si allargherà, inoltre, di quindici persone entro il 2023”.

Gruber Logistics non ha rallentato gli investimenti in questi ultimi due anni di crisi continuando a perseguire il proprio piano industriale. Gli investimenti hanno portato l’azienda ad un fatturato complessivo di 350 milioni di euro e 1.200 dipendenti. L’hub di Trieste si dota così di una forza propulsiva per lo sviluppo dei propri servizi, un’ulteriore conferma della sua capacità attrattiva nei confronti del mondo privato.