• 2 Maggio 2024 08:36

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Lavoro marittimo, manca la ratifica italiana alla Convenzione ILO

Preoccupazione di Confitarma, a rischio la competitività della flotta  

La mancata ratifica della Convenzione ILO 2006 sul lavoro marittimo potrebbe avere effetti negativi sulla competitività della flotta italiana. E il difficile quadro politico emerso dalle elezioni, con la formazione del governo ancora in alto mare, non aiuta il completamento di un iter che si è dimostrato più complicato del previsto.

Con la recente adesione della Francia sono 13 gli Stati europei che hanno già sottoscritto la convenzione che stabilisce gli standard minimi per le condizioni di lavoro dei marittimi. In totale, 35 Paesi membri dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) per una copertura del 68,8% del tonnellaggio mondiale. Più dei 30 necessari (per un tonnellaggio di non meno del 33%) per l’entrata in vigore della nuova normativa che avverrà il prossimo 20 agosto.

Manca, come si diceva, l’Italia che ha discusso la sua posizione lo scorso febbraio, alla presenza di Confitarma e dei sindacati, con la Direttrice  del Dipartimento delle Norme internazionali del lavoro dell’ILO, Cleopatra Doumbia-Henry. “Per l’Italia l’urgenza di ratificare la Convenzione – ha spiegato il rappresentanti ILO – è connessa soprattutto alla necessità di evitare le conseguenze negative che potrebbero prodursi qualora la ratifica avvenisse soltanto dopo l’entrata in vigore del testo”. La Convenzione, infatti, prevede una clausola che stabilisce il principio per cui  “le navi battenti bandiera di Stati che non hanno ratificato la Convenzione non possono beneficiare di un trattamento più favorevole rispetto a quello riservato alle imbarcazioni battenti bandiera di Stati che hanno ratificato il testo”.

Tra le difficoltà maggiori – in un quadro che paradossalmente vede il nostro Paese sottoscrittore di tutte le normative di settore raccolte dalla Convenzione del 2006 – le materie riferite ai servizi di reclutamento e collocamento dei marittimi e il regime ispettivo cui sottoporre le imbarcazioni. Punti su cui la Doumbia-Henry ha consigliato il modello adottato nel Regno Unito: “una dichiarazione che definisca un regime ispettivo da applicare alle imbarcazioni in attesa della ratifica, che sia conforme alle disposizioni della Convenzione”.

Prossimamente saranno organizzate due nuovi incontri: il primo tra i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, volto a chiarire i nodi dei contratti collettivi di lavoro dei marittimi, il secondo, tripartito, in occasione del quale le parti presenteranno linee guida sulle principali criticità da affrontare.