• 7 Novembre 2024 23:25

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Jecku Tem, cauto ottimismo per la ripresa della cantieristica navale

Ad Okinawa i protagonisti del settore puntano sull’ambiente

La cantieristica navale europea ha registrato nella prima metà del 2013 un migliore andamento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parlare però di uscita da tunnel, per un settore che ancora subisce i riflessi della crisi, è ancora prematuro. È quanto emerge dall’intervento di Corrado Antonini, presidente di Sea Europe, l’associazione che riunisce i cantieri navali del vecchio continente, alla 22 edizione di JECKU TEM, appuntamento che ha riunito ad Okinawa (Giappone) 74 top manager delle principali aziende mondiali. “In Europa stiamo assistendo – ha spiegato Antonini – a tendenze divergenti. Il numero di navi ordinate è diminuito dall’inizio della crisi anche se il valore del portafoglio è rimasto robusto. C’è grande competizione tra i cantieri ma, paradossalmente, si registra scarsità di manodopera qualificata per costruire il tipo di navi richieste al nostro mercato, caratterizzato da unità ad alto valore aggiunto”. In questo panorama è d’obbligo la cautela, stante le incertezze relative alla sicurezza energetica e al rallentamento dei ritmi di crescita dei Brics. Peserà di certo, come ha sottolineato il presidente dell’associazione dei costruttori navali giapponesi, Kazuo Tsukuda, l’aumento di demolizioni di naviglio vetusto o non redditizio e l’avanzare, a livello di regolamentazione internazionale, di una rinnovata attenzione ambientale. Il riferimento è, ovviamente, alle future normative Imo sull’inquinamento che per Antonini chiamano in causa la necessità  di una stretta collaborazione tra armatori, enti di classifica e istituzione per garantire un adeguato lasso di tempo per l’adozione delle nuove regole. “Solo in questo modo – sottolinea – sarà possibile stimolare gli investimenti in nuove tecnologie e tipologie di navi. L’attuale domanda di navi maggiormente efficienti dal punto di vista ambientale – ha concluso – non è sufficiente ad assorbire l’eccesso di capacità della cantieristica mondiale. Il mercato sarà così posto davanti a scelte difficili per il riequilibrio tra domanda e offerta”. Un’opportunità di evoluzione per il comparto europeo che il presidente di Sea Europe considera “una buona cosa”.