• 19 Maggio 2024 16:04

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In viaggio verso Tunisi alla scoperta della vita marina del Mediterraneo

di Maria Betteghella – Una lunga fila di furgoni tunisini preannuncia un lungo viaggio. Diversi autisti stanno pregando a piedi nudi sopra un piccolo tappeto, i passeggeri annoiati passano il tempo con le video chiamate. La maggior parte delle persone beve caffè, fuma sigarette, e parla un linguaggio enigmatico. Innumerevoli biciclette, frigoriferi, e lavandini si accavallano in modo precario sui portapacchi, mentre le gomme vacillano sotto il peso di quello stile di vita nomade che coinvolge tutta la famiglia. Dopo ore ad aspettare, i passeggeri passano il controllo del passaporto e arrivano finalmente a bordo, pronti per la partenza.

Sto imbarcando a bordo di un traghetto Grimaldi Lines chiamato Catania. La compagnia marittima è un socio cruciale del progetto di ricerca transfrontaliera Life Conceptu Maris, un’iniziativa che studia la conservazione marina nel Mediterraneo attraverso una rete di istituzioni ambientali.

Grazie alla stazione zoologica Anthon Dohrn che si trova a Napoli, sono stata invitata a unirmi ad una crociera scientifica, attraverso un passaggio mercantile marittimo verso l’Africa.

Stiamo per metterci in viaggio per Tunisi passando per il porto di Civitavecchia, un viaggio che durerà circa 18 ore. Le previsioni meteorologiche non promettono bene, ma la crociera è già stata posticipata una volta e il progetto si affida ai dati invernali. Un’onda di tre metri che o ti fa stare male o ti eccita inizia a picchiare lo scafo appena arrivo al ponte superiore, il che mi forza per aggrapparmi allo scorri mano.

Questo è il livello del bar, e posso difficilmente stare in piedi quando vedo il team di ricerca nell’area lounge. Siamo gli unici italiani a bordo, e nonostante abbia familiarizzato con la melodia ermetica delle conversazioni tunisine, mi sento come un ospite nel salotto di qualcun altro.

I ricercatori ci accolgono calorosamente e prima di saperlo sto imparando tutto riguardo alle barche Grimaldi Lines utilizzate come piattaforme per il monitoraggio dei cetacei, delle tartarughe di mare, degli uccelli marini, delle balene e dei rifiuti marini galleggianti.

“Le imbarcazioni commerciali sono un buon modo per raccogliere dati”, spiega Roberto Crosti un ricercatore dell’ISPRA. “Noi effettuiamo indagini sistematiche con 16 transetti transfrontalieri, che vanno dalla Tunisia fino allo stretto di Gibilterra. Le specie più individuate sono la balenottera comune e la stenella striata seguite dai tursiopi, i capodogli, e altri cetacei, con alcuni avvistamenti occasionali di orche”.

Familiarizzo piano con il ritmo frenetico degli altri passeggeri dell’imbarcazione. I marinai e gli addetti alle pulizie si spostano sul ponte per organizzare le stanze e le cucine, mentre i passeggeri si aggirano sul ponte in una notte buia e ruggente. Stiamo attraversando centinaia di chilometri della costa italiana. Il vento aumenta e cosi anche l’intimità con il mare.

“L’equipaggio Grimaldi ci ha aiutato a sistemare un laboratorio galleggiante nella sala motori”, continua Roberto. I suoi occhi sono pieni di eccitazione mentre ricorda i primi tentativi di campionamento delle acque marine. “Avevamo bisogno di recuperare acqua durante la navigazione. Abbiamo messo una valvola di aspirazione dell’acqua più o meno cinque metri sotto la superficie e usiamo il tubo di derivazione per intercettare l’acqua di raffreddamento marina proveniente da monte del motore”.

L’ISPRA – l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ha sviluppato un protocollo specifico per il campionamento del DNA ambientale (eDNA) sui traghetti in collaborazione con l’Università di Milano Bicocca. L’analisi eDNA permette di facilitare la localizzazione di specie in pericolo e con lo studio della loro distribuzione i ricercatori possono identificare i punti caldi e le strutture degli ecosistemi. Il gruppo accademico è coordinato dalla Professoressa Valsecchi e a bordo abbiamo incontrato due suoi alunni, Alessandro e Roberta.

“Grazia ai traghetti possiamo accedere a luoghi remoti in alto mare che hanno un elevato valore biologico per la nostra ricerca a costi operativi ridotti”, conclude Roberto “Inoltre, le imbarcazioni commerciali con un’alta frequenza di traffico facilitano i campioni ripetuti lungo la stessa rotta, o anche in contemporanea lungo rotte diverse, il che rappresenta un grande vantaggio per i protocolli scientifici”.

Ho ordinato un caffè al bar. Intorno a me, uomini tunisini pregano o guardano pubblicità italiane sulla televisione del traghetto. Un bambino inizia a parlarmi, ma il mio stupore suggerisce che no, non sono tunisino e non saprei dire quale di noi due sia quello più deluso. La tazzina di caffè è calda e veloce e subito dopo Alessandro e Roberta mi invitano a partecipare alla prossima raccolta di campioni d’acqua.

Indosso un paio rosa di tappi per le orecchie che ho portato per sicurezza e scendo le scale del traghetto.

Quando arriviamo al ponte più basso realizzo che il rumore non è l’unica cosa che sta aumentando. Un caldo improvviso mi obbliga a togliere il mio maglione. Adesso lo so, siamo al livello più profondo della barca. Leggere sulle labbra sembra essere l’unicomodo per comunicare qui sotto, dunque smettiamo di parlare. Il ruggito delle macchine riempie ogni centimetro del labirinto che stiamo esplorando e il calore trasforma l’aria in una materia densa e palpabile. Ci arrampichiamo per andare verso uno spazio ancora più giù e arriviamo finalmente al laboratorio per l’eDNA.

Stiamo ancora navigando tra le onde alte e anche se l’equilibrio della nave è maggiore ai livelli più bassi manchiamo comunque di stabilità. I ricercatori sembrano abituati a lavorare in queste condizioni ed empatizzo con il fotografo. Goccia dopo goccia l’acqua di mare riempie tre grandi ampolle e i ricercatori gestiscono con cura filtri larghi 45 micrometri per catturare le invisibili particelle sottomarine.

Una volta tornato l’eDNA sarà estratto, amplificato e sequenziato, e potrà rivelare se è passata una balena o la presenza di un delfino.

Dall’altro lato della barca si svolgono le azioni di monitoraggio. La mattina dopo, arrivo alla stazione di controllo dove l’ISPRA e i ricercatori di Anthon Dohrn sono occupati ad’osservare la superficie del mare in un silenzio meditativo. Nessun segno d’interesse all’orizzonte finora; solo rifiuti marini che galleggiano occasionalmente qua e là.

La stazione di controllo è nel punto più alto della nave, dove si trova il commando.

Il costante ronzio di una radio che sintonizza i messaggi dei marinai è la colonna sonora di questo tempio marittimo, dove gli ufficiali lavorano per mantenere la navigazione senza intoppi e per eseguire gli ordini del capitano.

Gli osservatori professionali sono posizionati ad’entrambi i lati della stazione di controllo e usano i protocolli standard che sono basati sul campionamento a distanza. Sia gli specialisti in tartarughe marine dell’Anthon Dohrn che gli osservatori dell’ISPRA usano un GPS per registrare il tracciato dell’indagine, segnando i punti di partenza e di arrivo e la posizione degli avvistamenti. Il monitoraggio visuale e soggetto alle condizioni meteorologiche, la primavera è la stagione che offre più probabilità per individuare il passaggio di specie marine.

Gli osservatori comunicano con dei walkie-talkie per tenere conto degli avvistamenti.

La stazione di controllo permette una visuale a 180 gradi del mare e un infinito quadro di possibilità. Guardo l’enorme quantità d’acqua tutto intorno e mi distraggo in uno stato d’animo sognante nel quale giganti subacquei seguono il traghetto dai fondali, i ricercatori concentrati sui dettagli. Un punto nero è facilmente scambiato per una tartaruga di mare dagli osservatori non professionali, e Marianna e Roberta – ricercatrici di Anthon Dohrn – sono cosi esoerte con i modi di nuotare di ogni specie che mi sento molto indietro rispetto loro forte connessione con l’ambiente marino.

Eugenia siede tranquillamente sul punto di osservazione destro. E’ pronta per registrare i dati del monitoraggio su un grafico cartaceo, che poi verrà trasposto su una piattaforma digitale. I ricercatori raccolgono dati sulle navi dal 2007, quando il tracciato del sondaggio pilota e stato messo in atto nel Golfo Aranci fuori la costa sarda. “Il Mar Tirreno è ricco di montagne sommerse che hanno un effetto sulle correnti e sulla concentrazione delle specie”, spiega Eugenia. Lei è una studentessa in PhD dell’Università Sapienza di Roma. La sua ricerca riguarda la distribuzione e lo spostamento dei cetacei e delle tartarughe di mare nel mediterraneo.

Mentre guardiamo all’orizzonte lei mi racconta del Marsili, il più grande vulcano europeo in attività, un altro gigante sottomarino che d’ora in poi attiverà la mia immaginazione. Si trova 177 chilometri da Napoli quest’enorme montagna di 3 000 metri d’altezza, con una base di 70 km di lunghezza e 30 km di larghezza.

Non è sorprendente che causi un potenziale aumento di nutrienti – spiega Eugenia – un fenomeno che può attirare le specie marine e influenzare la loro ecologia spaziale nel Tirreno meridionale.
Ore dopo, una forte pioggia obbliga i ricercatori a smettere il sondaggio. Arrivare a Tunisi sembra il risveglio da un sogno, ma la nave resta solo poche ore al porto prima di tornare in viaggio verso Salerno. I passeggeri tunisini sono ansiosi di atterrare nel mentre un’altra lunga fila aspetta per imbarcare. Dopo ore di controlli di sicurezza meticolosi, la polizia tunisina sembra soddisfatta della procedura d’imbarcazione e ci lascia liberi.

Sento i motori ruggire di nuovo. Un’altra notte ci aspetta. Le onde sono più calme ora e altrettanto la mia anima. Il nostro ultimo giorno a bordo è cristallino, ma il meteo di fine inverno rende difficili gli avvistamenti. Marianna grida per attirare l’attenzione quando avvista una tartaruga, ma sono arrivata troppo tardi e ho solo visto il mare spazzare via ogni segno di vita marina.
Una sensazione dolce e amara cresce mentre ci avviciniamo al continente.

Desideravo avere più tempo per incontrare altre creature mediterranee, e sogno di allenare le mie competenze di osservazione a bordo del prossimo Civitavecchia-Barcellona, una rotta che traversa il santuario dei cetacei, oppure avventurarmi verso Gibilterra per avvistare un’orca maestosa.

Ci avviciniamo alla costa Amalfitana durante la nostra rotta per il porto di Salerno, mi riunisco sul ponte con Roberto e il resto della squadra Conceptu Maris. Non c’è tempo per gli addii, perché un arrivederci a bordo è l’addio non detto tra noi amanti del mare. Poggio un piede sulla terra ferma e guardo indietro la nave di Grimaldi, che riposa tranquillamente al molo. Il gigante si sveglierà presto, offrendo nuovi passaggi per esplorare i misteri del mondo subacqueo.