• 30 Aprile 2024 13:49

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Guardia Costiera: Bilancio primo semestre sulla lotta alla pesca illegale

DiCatello Scotto Pagliara

Lug 13, 2018

I primi sei mesi dell’anno sono stati un periodo molto inteso per la Guardia Costiera sul fronte della lotta alla pesca illegale ed al contrasto alla commercializzazione di prodotto ittico non tracciato e di dubbia provenienza. Sulla base delle linee strategiche indicate dalla Direzione Generale della pesca marittima ed Acquacoltura del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera ha operato e coordinato – sia a livello nazionale sia attraverso i Comandi dipendenti – numerose attività che hanno portato ad elevare 2.268 sanzioni amministrative e 206 illeciti penali per un importo complessivo che supera i 5.200.000€  di sanzioni pecuniarie ed il sequestro di oltre 135.000 kg. di prodotto ittico, pescato o commercializzato in contrasto con le vigenti norme europee e nazionali. I mezzi navali impiegati per il contrasto alla pesca illegale hanno percorso 75.000 miglia nautiche in tutte le zone marittime di interesse nazionale. Questi risultati sono il frutto del lavoro su tutta la filiera ittica da parte delle Direzioni Marittime, con il loro ruolo di coordinamento regionale, ed il costante lavoro delle Capitanerie di porto.

Solo per citarne alcune, le Direzioni Marittime di Bari e Reggio Calabria hanno coordinato una specifica attività di contrasto alla commercializzazione di prodotto ittico sottomisura, il cosiddetto “bianchetto”, che dalla Puglia veniva commercializzato fino alla Sicilia passando per la Calabria.

La Direzione Marittima di Genova, nei primi mesi dell’anno, ha svolto una intensa attività contro i prodotti introdotti illegalmente sul territorio dell’Unione europea anche nello scalo aeroportuale di Milano Malpensa, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane.

La Direzione Marittima di Palermo nei primi mesi dell’anno ha posto in essere una serie di controlli sull’impiego delle reti da posta derivanti e della catture di tonno rosso, specie ittica sottoposta ad un particolare regime di pesca, che hanno portato, nel Circondario marittimo di Marsala, a conclusione di una intensa attività di intelligence, al sequestro di alcune tonnellate di tonno rosso sbarcate con l’utilizzo di un’imbarcazione da diporto per aggirare le stringenti misure sanzionatorie nei confronti dei motopesca professionali.

Un maxi-sequestro, sempre di tonno rosso, è stato portato a termine nel mese di giugno da parte del personale della Direzione Marittima di Reggio Calabria, che – a bordo di un autoarticolato nei pressi di Villa S. Giovanni – hanno rinvenuto 83 esemplari per oltre 10 tonnellate di prodotto che viaggiavano con destinazione Valencia (Spagna) sprovvisti della prevista documentazione di cattura. A questo si aggiungono le attività di monitoraggio e supporto alle operazioni di contrasto alle reti da posta derivanti svolte dalle Capitanerie di Vibo Valentia e Cetraro, che negli ultimi mesi hanno posto in essere un notevole sforzo operativo anche nei confronti delle (in collaborazione con le) Unità navali maggiori del Corpo.

Nell’ambito di giurisdizione della Direzione Marittima di Catania e dei dipendenti Comandi marittimi di Milazzo e Lipari sono state intercettate e poste sotto sequestro diverse imbarcazioni, sia professionali che da diporto, che avevano a bordo reti da posta derivanti illegali. E’ di qualche giorno fa il sequestro di circa 4.000 mt. di reti illegali a bordo di una imbarcazione da diporto nei pressi dell’Isola di Lipari.

Anche nel nord-est del Paese, sotto il coordinamento della Direzione Marittima di Venezia, personale della Capitaneria di Porto di Chioggia ha sequestrato, per mancanza e non corretta documentazione accompagnatoria, tre tonni rossi di grosse dimensioni provenienti dalla Spagna e commercializzati da operatori nazionali.

La Direzione Marittima di Trieste ha intensificato le sue attività di controllo alla frontiera con la Slovenia, percorsa da diversi anni di un flusso di prodotto ittico (molluschi bivalvi) pescato illegalmente e, in alcuni casi, di datteri di mare, specie sottoposta a divieto di cattura per gli enormi danni che si arrecano alle scogliere nelle fasi di estrazione.

Le Direzioni Marittime del medio Adriatico hanno costantemente monitorato la zona di restrizione della pesca denominata “fossa di pomo”, dove insistono specifici divieti di pesca con i sistemi a strascico, nonché il monitoraggio della pesca delle vongole, sottoposte a uno specifico piano di ripopolamento dello stock.

Le Direzioni Marittime di Livorno, Civitavecchia e Napoli hanno concentrato i loro sforzi nei controlli sulla commercializzazione del prodotto ittico presso le grosse piattaforme di smistamento insistenti nelle proprie aree di giurisdizione, rilevando in diverse occasioni centinaia di chilogrammi di prodotto non tracciato, quindi di dubbia provenienza, con indicazioni in etichetta non corrette o mancanti.

Le Direzioni Marittime della Sardegna, infine, hanno garantito un costante controllo alle attività di cattura nelle zone di tutela nelle proprie giurisdizioni e presso gli impianti fissi di cattura del tonno rosso della zona di Carloforte.