• 11 Novembre 2024 07:33

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Costa Concordia. Presentato il piano di recupero

“Un’operazione ciclopica, mai tentata al mondo”

 

Un piano suddiviso in quattro fasi operative permetterà il recupero della Costa Concordia, garantendo massima sicurezza per l’equilibrio ambientale dell’Isola del Giglio. Sono le rassicurazioni giunte nel corso di una conferenza stampa in cui il consorzio italo americano Titan – Micoperi, vincitore della gara e incaricato dell’esecuzione dei lavori, ha presentato il progetto per la rimozione del relitto.

Un’operazione “ciclopica”, “qualcosa di mai tentato al mondo”, che prevede di rimettere in galleggiamento lo scafo dell’unità (114 mila tonnellate di stazza) naufragata il 13 gennaio.

Per una durata stimata intorno ai 12 mesi, il piano prevede una scansione ben precisa. Stabilizzata la nave, sarà costruita  una piattaforma subacquea e al lato emerso della nave saranno applicati cassoni capaci di contenere acqua; successivamente due gru, fissate alla piattaforma, raddrizzeranno la nave con l’aiuto del riempimento dei cassoni d’acqua. Dopo l’applicazione di cassoni anche sull’altro lato della nave, questi ultimi saranno svuotati dall’acqua, “non prima di averla opportunamente trattata e depurata a tutela dell’ambiente marino, e successivamente riempiti di aria”. Quindi il trasferimento in un porto.

Il piano è stato scelto da un comitato tecnico di valutazione, composto da esperti in rappresentanza di Costa Crociere, Carnival Corporation & plc, London Offshore Consultants e Standard P&I Club, con la collaborazione di RINA e Fincantieri, in accordo con le prescrizioni e raccomandazioni espresse dalle Autorità Italiane, perché risponde maggiormente ai principali requisiti richiesti: rimozione intera del relitto; minor rischio possibile; minor impatto ambientale possibile; salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell’Isola del Giglio; massima sicurezza degli interventi.

“Come già successo per la fase di rimozione del carburante – ha dichiarato Gianni Onorato, Direttore Generale di Costa Crociere S.p.A. – abbiamo sempre puntato sulla soluzione migliore e più sicura per salvaguardare l’isola e il suo ambiente marino e restituirla al più presto alla sua innata vocazione turistica. Ora diamo il via a un’operazione di recupero mai tentata prima per caratteristiche e complessità tecnica. Nonostante le incognite inevitabili per un’impresa di tale natura, siamo sicuri di aver fatto la scelta giusta e ci impegneremo ancora una volta per dare il meglio, nel rispetto dei tempi”.

Il Ministero dell’Ambiente ha proposto, in prossimità dell’inizio dei lavori, l’Istituzione di un “Osservatorio Ambientale”, composto dalle direzioni del Ministero, dalla Commissione VIA e dall’Ispra, per seguire costantemente le operazioni di rimozione che partiranno a breve. “Il progetto attraverso il quale l’Isola del Giglio sarà “liberata” dalla Concordia – afferma il Ministro Clini – configura una operazione mai tentata prima d’ora e che risponde alle esigenze condivise di spostamento in tempi brevi della nave dal litorale dell’isola, ma tutto avverrà con il pieno rispetto delle indicazioni a tutela dell’ambiente espresse dal Ministero. Il piano di rimozione è stato sottoposto a una serrata istruttoria della Commissione VIA che ha formulato una articolata serie di raccomandazioni che sono state pienamente recepite ed incardinate nel verbale della conferenza decisoria che ha approvato il progetto”.

Le “osservazioni, considerazioni e raccomandazioni” espresse dalla Commissione VIA hanno riguardato: le procedure operative del piano, le componenti “rumore e vibrazioni” connesse alle operazioni, la gestione dei rifiuti e l’ambiente idrico, la componente suolo e sottosuolo- Vegetazione, fauna ed ecosistemi, le analisi di rischio ambientale, i piani di emergenza, bonifica e ripristino ambientale, il piano di monitoraggio ambientale.

“Resta inteso – ha concluso Clini – che, una volta messa in galleggiamento, la nave dovrà essere trainata, nelle massime condizioni di sicurezza, nel più vicino porto attrezzato, per ridurre al minimo i tempi e il tragitto del trasferimento con i connessi ulteriori rischi per il nostro mare”.