• 11 Ottobre 2024 09:37

Seareporter.it

Quotidiano specializzato in politica dei trasporti marittimi

Ruolo della Ap al centro del dibattito

 

In un quadro modificato radicalmente dalla crisi, alla ricerca di un rilancio economico che dovrà passare anche da un aumento di produttività dei porti, le Ap europee devono trasformarsi innanzitutto in “sviluppatori di attività”.

È la posizione di Espo – l’associazione dei principali porti europei – alla conferenza politica “A vital resource: Europe’s ports face winds of change” (Bruxelles), appuntamento in cui si sono discusse le scelte strategiche sul settore portuale che dovrà adottare a breve la Commissione.

Un “cambiamento culturale” nella gestione dei porti, quello chiesto da Espo, basato su  governance autonoma e trasparenza che potrebbe essere favorito dalla natura “ibrida” (sia pubblica, sia economica) degli attuali enti portuali.

“Il bene più importante che le autorità portuali possiedono – ha sintetizzato, a mò di esempio, il presidente dell’associazione, Victor Schoenmakers –  sono i suoli. È irrilevante se le modalità di accesso ad essi avvengono con concessioni pubbliche o contratti privati. Conta la capacità di far coesistere trasparenza e flessibilità nell’utilizzo dei vari strumenti”.

Collegamenti tra porti ed entroterra, potere contrattuale crescente degli operatori privati, questione ambientale sono alcuni dei temi individuati dagli oltre 400 intervenuti alla conferenza come prioritari per il futuro della portualità continentale.

“Ci sono troppi modelli operativi diversi – ha affermato Siim Kallas, vice presidente della Commissione, anticipando le prossime iniziative – e la mancanza di chiare norme a livello dell’Ue, che in alcuni casi impediscono una concorrenza leale. Credo che sia giunto il momento di definire una politica dei porti più coerente. È anche il momento di garantire un minimo di certezza del diritto per operatori portuali e prestatori di servizi, anche come incentivo per attrarre investimenti a lungo termine”.

Nell’agenda della Commissione: gestione dei porti, regime del lavoro, concessioni, tasse, servizi tecnico nautici.