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ASSARMATORI: “Politica marittima e Mediterraneo sono i grandi fallimenti dell’Unione Europea”

Roma, 16 luglio 2019 – All’Annual Meeting dell’Associazione, il Presidente Stefano Messina chiede un cambio di rotta all’Europa, ma anche la messa a punto di una formula italiana per essere protagonisti e non soggetti passivi sulla “Via della Seta” lanciata dalla Cina.

Il più grande fallimento dell’Unione Europea? La politica marittima e una politica per il Mediterraneo. L’atto di accusa porta la firma di ASSARMATORI, l’Associazione che raggruppa i principali armatori italiani e internazionali con prevalenti interessi in Italia.

Secondo Stefano Messina, che di ASSARMATORI è il Presidente e che ha illustrato oggi a Roma in occasione dell’Annual Meeting le linee strategiche dell’Associazione, la Commissione uscente di Bruxelles, salvo rarissime occasioni, non si è mai occupata in modo razionale della politica del mare e ciò nonostante che per Paesi come l’Italia sulle navi e attraverso i porti transiti più dell’80% dell’interscambio commerciale.

Le conseguenze sono state drammatiche e hanno accentuato in modo palese le distorsioni di trattamento a favore dei Paesi del Nord Europa. Un esempio per tutti: l’Unione Europea eroga finanziamenti predominanti alle compagnie che collegano porti del Mar del Nord e del Baltico con la motivazione che uniscono, anche con distanze minime, porti di diversi paesi comunitari, ma non riconosce analogo trattamento all’Italia, né per i collegamenti marittimi nazionali lungo una penisola che è commercialmente ben più strategica, né su quelli con Paesi mediterranei extra UE, nei confronti dei quali sarebbe oggi più che mai indispensabile una politica di coesione.

Per ASSARMATORI il cambio di rotta è un’emergenza alla quale la nuova Commissione UE non potrà sottrarsi. E in questo senso l’Associazione degli armatori le cui compagnie associate controllano più di 450 navi e che rappresenta la più importante concentrazione mondiale di navi traghetto per passeggeri e merci, auspica anche la scelta di un italiano per il ruolo di Commissario europeo ai Trasporti.

Ma esiste anche una seconda motivazione forte per un’inversione di rotta: La Silk & Road Initiative, ovvero la Via della Seta lanciata dalla Cina, con un investimento globale di 8.000 miliardi di dollari, rappresenta un’opportunità unica per spostare verso sud l’asse degli scambi in Europa, rilanciando i porti italiani. Secondo Stefano Messina, l’Italia ha il dovere di imporre una “VIA ITALIANA” a questo progetto. Ciò significa che i porti vanno dragati, connessi a una rete ferroviaria moderna che trasporti contenitori di ultima generazione, e gli investimenti in infrastrutture vanno sbloccati subito.

“La Cina è un’opportunità, ma vorrei ricordare ai nostri amici cinesi – ha affermato Messina – che qui in Europa vigono le regole dell’economia di mercato. Sia il Governo nazionale che le Istituzioni Europee esercitino dunque le loro prerogative per proteggere gli operatori già attivi in questo mercato da quelle iniziative che non rispettano le regole che ben conosciamo, a partire da quelle che vietano gli aiuti di Stato ovvero pregiudicano gli interessi del Paese nell’esercizio delle proprie infrastrutture strategiche”.

ASSARMATORI si è candidata quindi a promuovere da subito “un tavolo permanente politica-industria-shipping che indichi le regole del gioco nel quadrante dei trasporti e delle infrastrutture”. “C’è bisogno che il Governo – ha sottolineato il Presidente di ASSARMATORI – tracci un’efficiente e armonizzata “VIA ITALIANA” alla Via della Seta. Da quel tavolo, in tempi strettissimi, dovranno uscire indicazioni di priorità sulle infrastrutture funzionali, sui tempi della loro realizzazione, ma anche sulle politiche commerciali e fiscali che l’Italia intende adottare”.

ASSARMATORI ha anche puntato il dito contro la cronica sottovalutazione dell’importanza dei trasporti marittimi e dell’industria del mare sottolineando come questo comparto valga circa il 3% del PIL italiano (dati Unioncamere); in termini di valore ciò significa 45 miliardi di euro e lavoro a oltre 880 mila italiani; considerando l’effetto indotto sul resto dell’economia il fatturato dell’industria del mare balza a circa 130 miliardi di euro e a titolo di esempio, l’automotive si ferma a 93 miliardi di euro.

“Il più grande fallimento dell’Ue?La politica marittima e per il Mediterraneo di cui non ci si è mai occupati in modo razionale anche se per Paesi come l’Italia sulle navi e per i porti transiti più dell’80% dell’interscambio commerciale”.

“Sull’asse industriale e produttivo del Paese lo shipping non è affatto marginale”.

“Assarmatori nasce come un soggetto nuovo in grado di affrontare le grandi tematiche da un punto di vista del tutto particolare: il mare”.

“La nostra associazione riunisce compagnie di navigazione che prestano servizi altamente diversificati e che operano globalmente per portare, da ogni angolo della terra, merci, passeggeri e turisti nel Paese”.

“L’Italia è la seconda fabbrica d’’Europa, la seconda più grande comunità insulare del continente e per questo lo shipping deve assicurare alla popolazione continuità territoriale verso la terraferma”.

“Le navi sono sempre più grandi e i nostri porti sono diventati piccoli e poco profondi. Intervenire è un tema di sopravvivenza per il sistema industriale e logistico”.

Il presidente Stefano Messina ha parlato anche di necessità di prestare grande attenzione alla efficienza degli interporti. Passaggio anche sui servizi di crociera “che devono essere aiutati con una politica lungimirante”.

Il presidente ha poi plaudito alla Guardia costiera per i tanti fondamentali intervento di soccorso in mare: “Sapere di poter contare su uomini e donne di grande efficienza e dedizione è una grande sicurezza”.

“Per il futuro del Mediterraneo i nostri armatori sono pronti a fare la loro parte con i servizi di trasporto di linea di contenitori,con le AdM e con navi moderne, veloci e sempre più capienti”.

Nel corso del suo intervento il presidente Messina ha toccato anche gli argomenti di Autostrade del Mare, Blue economy, via della seta, lavoro marittimo, nuove regole del Registro Internazionale, commercio marittimo mondiale, BER, impatto ambientale e GNL.

 Giuseppe Bono: “L’interpretazione delle norme ingessa l’Europa, che dovrebbe cambiare passo perché la competizione oggi è fuori dal nostro continente, è con il mondo. Autostrade del mare? Il loro vero sviluppo sarebbe favorito da un Fondo europeo rotativo,a lungo agognato, che agevoli gli armatori per il rinnovo delle proprie flotte e,di conseguenza,i costruttori navali”

Giulio Sapelli: “Ha ragione Bono quando dice che il Paese per lo sviluppo avrebbe bisogno di più economia reale e meno finanziaria. L’Italia deve capire che la politica interna dipende dalla politica estera.Solo tale comprensione potrà garantire un futuro economico al Paese, anche per ciò che riguarda il settore armatoriale.L’economia reale ci salverà”.

Sen. Danilo Toninelli: “Sono pienamente convinto che ogni scelta e decisione politica non risulti pienamente efficace se non condivisa con i propri interlocutori. Questo vale anche per il settore marittimo a livello europeo nel quale troppo spesso l’Italia non ha inciso a sufficienza. Il Governo deve accompagnare questa crescita individuando una visione organica sullo shipping che valorizzi il settore. Tre sono le tematiche su cui lavorare e su cui portare avanti il lavoro anche in Italia: le superfici per imbarco e sbarco, i problemi legati al dragaggio e le vie d’accesso ai porti. C’è fermento nel Mediterraneo dove i traffici sono aumentati del 500%. Convocheremo inoltre la conferenza delle AdSP per fare davvero sistema ed evitare che i porti si facciano inutile concorrenza. Interverremo anche sulla digitalizzazione per semplificare e uniformare le procedure”.