• 27 Luglio 2024 07:08

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Lavoro portuale, la battaglia si gioca in Europa

ETF e IDC, “limitare lo strapotere degli armatori”

Il recente tentativo di introdurre l’autoproduzione nel porto di Palermo è solo il tassello di una battaglia sul futuro dei porti che si sta giocando a livello continentale. Con la Commissione europea impegnata in un complicato processo di revisione della legislazione portuale sono Spagna, Portogallo e Grecia i veri fronti caldi sul versante del lavoro. È qui, tra crisi economica incipiente e liberalizzazioni più o meno “spinte”, che si gioca la partita fondamentale sull’assetto delle attività svolte sulle banchine.

Ne sono convinti Terje Samuelson e Anthony Tetard, rispettivamente a capo dell’ETF (braccio europeo dell’ITF, il sindacato mondiale dei lavoratori dei trasporti) e di IDC-E (International Dockworkers’ Council – European zone), che nel corso di una serie di incontri a Bruxelles hanno espresso preoccupazione per i tentativi a livello nazionale di indebolire “i lavoratori portuali organizzati”. Pur esprimendo un giudizio positivo per la scelta della Commissione di non intervenire nelle materie del cargo-handling e del lavoro portuale i due sindacati hanno lanciato l’allarme sulle richieste degli armatori per la liberalizzazione del settore e per “l’influenza spropositata che questa lobby ha sul punto di vista della Commissione”.

Sotto accusa, in particolare, la situazione greca e i comportamenti della Cosco Pacific nel porto del Pireo. La controllata del gigante cinese Cosco gestisce dal 2010 due terminal container sui tre complessivi con un contratto di leasing per 35 anni dal valore di 4,2 miliardi. Un importante impegno finanziario che se da un lato ha dato un po’ di ossigeno al Paese (l’obiettivo è fare del Pireo l’hub mediterraneo della produzione del celeste impero), dall’altro ha suscitato grandi proteste per l’introduzione del “modello asiatico” nelle relazioni industriali.

“La Commissione europea – hanno dichiarato i due rappresentanti sindacali – deve garantire la trasparenza, la centralità dei criteri sociali e il rispetto dei diritti dei lavoratori anche nel caso di concessioni ai privati. Autorità europee e greche devono porre fine al modo in cui Cosco sta conducendo le attività al Pireo, senza alcun rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e della libertà di associazione. Queste pratiche non dovrebbero essere tollerate e si deve garantire che gli standard europei vengano assicurati in tutti i porti qualunque sia l’investitore”.

Un attacco che le due associazioni portano sulla scorta di una convinzione: “i porti europei, così come sono, registrano la miglior produttività al mondo”. Da qui la richiesta di un’indagine sul “potenziale comportamento anticoncorrenziale delle compagnie di navigazione che crescono a discapito degli altri soggetti portuali” e la minaccia di uno sciopero in tutti i porti del continente qualora “non si verifichino progressi nel dialogo sociale in Portogallo, Spagna e Grecia”.

GG

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