• 9 Novembre 2024 21:13

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Per i porti è arrivato il momento di cambiare rotta

Assoporti: priorità e proposte per il dopo elezioni

Non basta essere utilizzati per il 53% dell’import – export del sistema paese, essere terzi in Europa per movimentazione delle merci e secondi per i passeggeri. Non basta neppure realizzare un valore della produzione per oltre 6,5 miliardi. Le cifre, pur consistenti, della portualità italiana non devono ingannare. È in atto una perdita di competitività drammatica e il rischio di una marginalizzazione rispetto ai concorrenti europei diventa sempre più palpabile. Il sistema delle banchine italiane (e di tutto quanto vi ruota attorno) necessita di attenzione istituzionale e della centralità (mai conquistata) nel dibattito pubblico.

È un j’accuse quello lanciato da Assoporti al Parlamento e al Governo che usciranno dalle prossime elezioni. Una lista di priorità per garantire  una brusca inversione di rotta rispetto all’indifferenza per un settore “vittima di una carenza di visione strategica, di misure che hanno mortificato il ruolo delle Autorità portuali e di una assenza pressoché totale di programmazione nell’allocazione delle scarse risorse pubbliche disponibili”.

Per l’associazione dei porti italiani la battaglia deve cominciare dalla restituzione dell’autonomia alle Autorità portuali, “oggi equiparate a meri organismi burocratici”. Eliminare, dunque, i vincoli di spesa che impediscono alle Ap “di essere il reale motore istituzionale dello sviluppo logistico e territoriale”. “Rimuovere quindi l’impropria equiparazione alle pubbliche amministrazioni a partire da quelle riferite ai dipendenti (sgomberando il campo da rischi oggi concreti di un conflitto sociale); conferire alle Autorità portuali un ruolo effettivamente centrale di coordinamento, di semplificazione dei processi amministrativi e dei servizi (oggi anche di competenza di altri enti e uffici) e di accelerazione delle procedure amministrative nonché degli interventi di programmazione, pianificazione e realizzazione di interventi infrastrutturali; attuare nei porti quanto previsto in materia di project bond e realizzare il coordinamento (previsto nel Salva-Italia) fra porti e Interporti”. Questo il primo step.

Viene poi il capitolo dell’autonomia finanziaria. Solo attribuendo al Presidente dell’Ap l’effettiva responsabilità (e l’effettivo potere che ne consegue) dell’intero coordinamento (e controllo sui costi) delle attività in porto, sia sul lato mare sia sul lato terra, si possono porre le basi, secondo Assoporti, per un rilancio del settore. Rilancio che passa “anche attraverso un recupero delle competitività degli operatori portuali attraverso la parziale e temporanea fiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese autorizzate a operare in porto (articoli 16,17 e 18 della legge 84 del 94), ma anche una riduzione delle accise sui prodotti energetici consumati dai mezzi utilizzati esclusivamente in porto e la fissazione di regole certe e omogenee in materia di Imu sui beni demaniali.

Infine la programmazione. Alla luce del dibattito europeo sulle reti Ten-T i porti italiani propongono al governo che verrà “di elaborare un piano strategico del sistema logistico nazionale che faccia perno sulla portualità nazionale, in quanto unico soggetto in grado di coniugare le esigenze di interscambio delle reti europee con quelle estese del Mediterraneo (e quindi dei paesi extra Ue), garantendo fra l’altro quella specializzazione delle operazioni di transhipment nei porti che operano in diretta concorrenza con gli scali del nord Africa”. Senza dimenticare lo sfruttamento

“di tutte le potenzialità inespresse del mercato crocieristico” da affidare anch’esso ad un piano programmatico.

Assoporti oltre a proporre i provvedimenti da assumere nei primi mesi di governo a costo zero, “presenterà al nuovo esecutivo le linee guida di una propria proposta di riforma della legge portuale”. Essenziale in questa proposta sarà l’avvio “di una riflessione approfondita su un nuovo modello di governance portuale che faccia delle Autorità portuali soggetti logistici di aree estese nell’ambito delle politiche di assetto territoriale, individuando anche la possibilità di costituzione o definizione di sistemi multi portuali e multiscalo”.