• 11 Ottobre 2024 14:27

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Obama, il futuro passa anche da porti e infrastrutture

Servono 30 miliardi, spunta il modello BEI

 

L’America ha bisogno di infrastrutture per sostenere il rilancio dell’economia. E il reperimento delle risorse necessarie a modernizzare i 300 porti commerciali del paese, le vie d’acqua interne (12 mila chilometri) e i sistemi logistici attraverso cui passa il 70% dell’interscambio a stelle e strisce, sarà una delle prove più impegnative per il neo eletto presidente Barack Obama. Una sfida da 30 miliardi di dollari, da investire entro il 2020 (rispetto ai 14,4 previsti dal governo), per scongiurare la perdita di un milione di posti di lavoro.

Gli interventi su un sistema portuale da modernizzare sono state evidenziati, già lo scorso settembre, dall’American Society of Civil Engineers (Asce). In un rapporto che sottolinea i rischi di un drammatico aumento dei costi dei trasporti per le merci statunitensi, l’Asce ricorda i radicali cambiamenti legati al programmato ampliamento del Canale di Panama nel 2015. L’arrivo di navi portacontainer più grandi, in pratica, metterà in crisi le banchine dei principali scali container della East Coast, alle prese con pescaggi inadeguati e una normativa restrittiva sui dragaggi che recentemente ha bloccato i lavori a Savannah, quarto porto del Paese. Risultato, sommato ad un sistema di navigazione interno fatiscente: 270 miliardi di perdite in esportazioni entro il 2020 e 697 miliardi in meno di Pil.

Sulla questione Obama è già intervenuto a metà ottobre con l’istituzione di un’apposita commissione sulla logistica, il cui parere sarà utilizzato per una politica nazionale nel trasporto merci che mira a raddoppiare le esportazioni americane entro la fine del 2014. “L’amministrazione Obama – ha rassicurato il segretario al Commercio Rebecca Blank – riconosce che per essere competitivi nell’economia globale di oggi, i produttori americani hanno bisogno di essere in grado di spostare i prodotti e le merci in modo sicuro, rapido ed efficiente all’interno dei nostri confini ed oltre”.

Mentre iniziative bipartisan stanno già partendo in Senato per modificare le norme sui dragaggi resta lo spinoso problema dei finanziamenti. Qui la vecchia Europa, snobbata nel corso della campagna elettorale, potrebbe fornire un modello interessante. Quello della BEI e del suo ruolo, anche come attrattore di investimenti privati, nei progetti TEN-T e Maarsklavte 2 a Rotterdam. Su linee simili potrebbe muoversi la National Infrastructure Bank, la cui costituzione, con una dotazione iniziale di 60 miliardi di dollari, è stata promossa dal Presidente Usa nel 2010. Ad oggi, però, in un Congresso che vede ancora la supremazia repubblicana, sono ben tre le proposte di legge concernenti un ente di questo tipo.

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Giovanni Grande

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