• 16 Luglio 2025 10:13

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L’Italia al 30°posto su 47 nazioni. Le proposte del RINA per invertire la rotta

Tra i relatori che si sono confrontati durante l’evento odierno sull’innovazione e sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro: Paolo d’Amico, Presidente del Registro Italiano Navale, Ugo Salerno, Presidente Esecutivo di RINA, e Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group

Roma – Si è tenuto oggi presso il Grand Hotel Parco dei Principi l’incontro “Il futuro del lavoro: competenze e innovazione nell’era dell’intelligenza artificiale”, organizzato in occasione del Consiglio di indirizzo del Registro Italiano Navale – ente privato senza fini di lucro e socio fondatore e di maggioranza di RINA S.p.A. – in collaborazione con TEHA  Group (The European House – Ambrosetti), leader nella consulenza ed elaborazione di scenari e dal 2013 1° Think Tank privato in Italia e 4° in Europa.

Al centro dell’evento il tema dell’innovazione, riconosciuta come un driver strategico per la competitività. È infatti ampiamente dimostrato come gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) generino un impatto positivo sia sulla crescita delle singole imprese sia sullo sviluppo economico complessivo del sistema Paese.

Dai lavori è emerso come, in termini di innovazione, l’Italia sia in ritardo rispetto a molti altri paesi, posizionandosi 30esima su 47 nazioni nel TEHA-Global Innosystem Index 2025 – strumento di informazione e orientamento decisionale che identifica le performance complessive di ciascun paese e misura i risultati di ogni ecosistema di innovazione in base ai fattori chiave della sua performance -, con un arretramento di due posizioni negli ultimi tre anni. Guidano la classifica Israele, Singapore e Regno Unito.

L’Italia può far leva su alcuni punti di forza per crescere, tra questi la qualità della ricerca, il successo dell’attività brevettuale, l’esportazione di servizi di R&S e la bilancia commerciale manifatturiera. Agendo su questi fattori e concentrandosi in particolare sui seguenti ambiti per rafforzare la capacità di innovare2, il Paese può compensare i propri deficit.

  • Capitale umano e competenze: l’Italia è al 33esimo posto per spesa in educazione (4,2% del prodotto interno lordo, PIL) e al 34esimo per quota di popolazione con istruzione terziaria (30,6%), confermando un ritardo nella formazione e nello sviluppo del capitale umano rispetto ai principali paesi di riferimento
  • Risorse R&S: il Paese è 26esimo per spesa totale in R&S (1,3% del PIL) e 25esimo per spesa delle imprese (0,8%), segnando un ritardo negli investimenti in innovazione rispetto ai principali competitor internazionali
  • Sviluppatori software e unicorni: la nazione si colloca al 42esimo posto per numero di sviluppatori software, con 52 professionisti ogni 1.000 abitanti. Anche sul fronte dell’innovazione il Paese mostra segnali di debolezza: è solo 36esimo per valutazione degli unicorni – startup con una valutazione pari o superiore a un miliardo di dollari – che rappresentano appena lo 0,2% del PIL
  • Attrattività del Paese: l’Italia si trova al 29esimo posto per mobilità in ingresso di studenti universitari, con appena il 4,2% degli iscritti provenienti dall’estero. È inoltre 25esima per flussi di investimenti diretti esteri in ingresso, pari all’1,8% del PIL

Paolo d’Amico, Presidente del Registro Italiano Navale, ha dichiarato: «Sviluppare competenze adeguate è essenziale per cogliere le opportunità della trasformazione tecnologica. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando modelli produttivi e organizzativi e, secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, oltre il 75% delle aziende prevede di adottarla entro il 2030. Diventa quindi sempre più urgente investire nella formazione, nella cultura digitale e in competenze trasversali. La tecnologia, infatti, è un alleato ma il suo valore si realizza solo se resta al servizio dell’esperienza umana».

Ugo Salerno, Presidente Esecutivo di RINA, ha affermato: «In RINA stiamo affrontando la trasformazione dell’intelligenza artificiale non solo come un’evoluzione tecnologica ma come un cambiamento culturale profondo. Le nostre strutture diventano veri e propri cantieri sperimentali in cui testiamo, impariamo e costruiamo nuovi modelli operativi. L’obiettivo è introdurre copiloti digitali che non si limitino a migliorare l’efficienza ma che supportino le persone nel prendere decisioni migliori, più rapide e consapevoli. Per noi, l’adozione dell’AI è un’opportunità per immaginare nuovi servizi, più intelligenti e vicini ai bisogni dei nostri clienti».

Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, ha sottolineato: «Nell’ambito dell’innovazione, l’Italia può fare leva su diversi punti di forza, come la qualità della ricerca, dove si posiziona al secondo posto a livello globale dopo la Svizzera per numero di ricerche citabili ogni 100 ricercatori (80,6). Inoltre, considerando la percentuale di scienziati nel Top 2% dei migliori ricercatori, l’Italia si classifica al secondo posto con il 4,5%, subito dopo il Regno Unito (5,9%). Questa qualità della ricerca si traduce anche in un tasso di approvazione dei brevetti del 76,6%, il valore più elevato nell’Ue. Ma non solo, con 3,7 miliardi di euro di saldo commerciale dei servizi di R&S, l’Italia è 1° in Ue e 8° nel mondo. Non da ultimo, l’Italia si classifica terza a livello globale e prima in Europa per potenza di calcolo, con due supercomputer ad alte prestazioni presenti nella Top 10 mondiale. Inoltre, l’Eni HPC6 è il supercomputer industriale più potente al mondo. Al contempo, rimangono dei temi aperti connessi alle competenze, in primis quelle per l’intelligenza artificiale: gli adulti italiani sono tra i meno attrezzati da un punto di vista cognitivo a interagire con l’AI e solo il 46% degli adulti ha competenze digitali di base rispetto al target europeo al 2030 dell’80%».