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Legambiente Campania ricorre al TAR per l’annullamento del PUC di Afragola

Diredazione City

Nov 15, 2024
“I cittadini non possono essere condannati a vivere in una enorme, cementificata e trafficata città dormitorio!”

Legambiente Campania ha inoltrato al TAR della Campania un ricorso avverso e per l’annullamento della delibera del consiglio comunale di Afragola di Approvazione del Piano Urbanistico Comunale pubblicato sul BURC n. 57 del 19 agosto 2024.

“Le motivazioni di merito – commenta Legambiente Campania– sono relative alle plurime e molteplici illegittimità di cui è viziato il PUC di Afragola tali da incidere in maniera devastante sull’assetto territoriale in ossequio ai principi di riduzione del consumo di suolo, di tutela delle risorse naturali, di contrasto ai cambiamenti climatici. I cittadini non possono essere condannati a vivere in una enorme, cementificata e trafficata città dormitorio!

Il ricorso muove, certamente, da una serie di eccezioni di ordine procedurale, tra cui spicca il non avere inteso, nell’approvazione del PUC, tener conto dei pareri espressi dalla Città Metropolitana che in gran parte collimano con le argomentazioni esposte da Legambiente Campania nel suo ricorso. E, ancora, è stato anche violato anche il principio di partecipazione al procedimento amministrativo, dal momento che nel PUC adottato dalla Giunta Comunale si registrano notevoli difformità con il Preliminare di Piano approvato dal Consiglio.

Il primo aspetto da rilevare- denuncia Legambiente – e che è alla base della strategia del PUC, c’è l’enorme aumento del carico insediativo, stante la clamorosa l’inattendibilità del calcolo effettuato per il relativo fabbisogno del tutto sganciato da dinamiche demografiche credibili. Mentre i dati ISTAT confermano il l trend demografico in progressiva decrescita (in linea con le tendenze sovracomunali), tanto che gli ultimi dati 2021 fanno registrare a un calo della popolazione del 2.5% (- 1692 abitanti) rispetto al 2011. A fronte del calo il PUC prevede un fabbisogno di nuovi alloggi al 2033 pari a circa 7.196 alloggi di cui soli 412 alloggi destinati ad edilizia sociale. L’eccessivo aumento degli alloggi, come eccepito anche dalla Città Metropolitana, non trova riscontro nell’Anagrafe Edilizia prevista dalla pianificazione sovraordinata, per la quale, vanno considerati tutti gli alloggi legittimi o legittimabili ai sensi della normativa vigente, occupati e non occupati, condonati e condonabili alla data attuale. A tal proposito, addirittura nel PUC non risultano censiti gli eventuali immobili assoggettati ad istanza di condono edilizio ancora pendente, né è rinvenibile la perimetrazione degli insediamenti abusivi e delle lottizzazioni abusive da redigere ai sensi della normativa vigente.

L’artificio utilizzato per giustificare l’incremento è quello, purtroppo abbastanza solito, di accrescere il numero degli alloggi non idonei (per numero di vani non adeguati alla composizione delle famiglie o perché malsani). Ma in questo caso il parametro del disagio abitativo serve solo a far lievitare a dismisura l’edificazione privata in regime di libero mercato, favorendo, anche con gli incentivi volumetrici e la possibilità di urbanizzare i lotti liberi nelle aree centrali, la speculazione edilizia e l’aumento delle rendite fondiarie. Il Piano non prevede la realizzazione di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) ma si limita a consentire quella di Edilizia Residenziale Sociale (ERS) a costruttori privati che, in convenzione col Comune cedono (in proprietà o in fitto a costi concordati) parte dell’edilizia privata ad uso sociale, usufruendo, in cambio, di grossi benefici di incrementi volumetrici.

Per accogliere l’incremento residenziale, il PUC rende edificabili aree che nel Preliminare di Piano erano state considerate da tutelare ai fini della “conservazione degli spazi scoperti e la salvaguardia delle aree libere contigue ai nuclei storici, promuovendo, ove necessario, il recupero ambientale e consentendo la realizzazione di parchi e giardini pubblici”. L’incremento residenziale e produttivo confligge anche con il Piano di Emergenza Comunale, dal momento che, in aperta contraddizione con i canoni della prevenzione dei rischi, il PUC ha incredibilmente reso edificabili alcune delle aree di attesa individuate dal Piano vigente. Alla disattenzione per la protezione civile, per le vie di fuga, si somma la totale assenza nel PUC del grande il tema della mobilità sostenibile, che pone la questione della prossimità (città di 15 minuti, acquisti a Km0, ecc.) come centrale nelle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. Con il PUC approvato le attrezzature, i servizi, le aree verdi sono tutte lontane dal centro cittadino, rendendo Afragola, con l’aumento del carico insediativo e il consumo di suolo, un enorme, cementificata e trafficata città dormitorio.

“Auspichiamo- conclude Legambiente Campania – che il TAR accolga il nostro ricorso grazie alle motivazioni addotte e per far conoscere ai cittadini l’iniziativa associativa sarà a breve organizzato un incontro pubblico ad Afragola utile a far accrescere le riflessioni sui temi trattati e l’importanza della partecipazione democratica alle scelte urbanistiche.