• 19 Aprile 2024 03:45

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Sicurezza trasporto marittimo, Europa a due velocità

Alcuni Stati membri dell’Ue hanno difficoltà a rispettare l’impegno di ratificare le convenzioni marittime internazionali. È quanto emerge da una relazione della Commissione europea sul rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera. Le attuali norme comunitarie obbligano gli Stati europei a sottoporsi a una revisione “inter pares” della propria amministrazione marittima e a elaborare e attuare un sistema di gestione della qualità certificato per le proprie operazioni. Il Portogallo, l’Irlanda e tutti gli Stati di bandiera senza sbocco sul mare, ad eccezione del Lussemburgo, non hanno rispettato tale obbligo, rientrando in una apposita “lista nera” mentre la Bulgaria e la Slovacchia restano sulla “lista grigia” degli Stati di bandiera per quanto riguarda il numero delle navi sottoposte a fermo o il numero di anomalie riscontrate a bordo nelle verifiche durante la sosta in porto. Ciò significa che le navi battenti bandiera di questi due paesi non figurano ancora nella categoria a basso rischio (“lista bianca”) e che pertanto devono essere controllate più spesso. Nel dicembre 2008, tutti gli Stati membri dell’Ue si sono impegnati a ratificare diverse convenzioni internazionali entro il 1º gennaio 2013. Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, la maggior parte di essi deve ancora ratificare le convenzioni adottate dal 2007 in poi, ad esempio la convenzione di Nairobi sulla rimozione dei relitti del 2007. Solo 14 Stati hanno ratificato la convenzione sul lavoro marittimo del 2006 relativa alle condizioni di vita e di lavoro della gente di mare.  “Mi rincuora sapere che la maggior parte degli Stati membri costieri ottempera con serietà ai propri obblighi di Stato di bandiera”, ha commentato Siim Kallas, Vicepresidente e Commissario europeo per i trasporti. “Tuttavia, mi preme particolarmente che, per la nostra gente di mare, ogni Stato membro, in qualità di Stato di bandiera, ratifichi e attui le norme comuni in materia di condizioni di vita e di lavoro a bordo stabilite dalla convenzione internazionale sul lavoro marittimo del 2006, soprattutto perché esse sono state concordate tra le parti sociali a livello europeo e applicate di recente attraverso il diritto dell’Unione”.