• 19 Aprile 2024 23:01

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Apartheid sulle navi italiane, lo prevede la legge

Ancora in vigore un articolo segregazionista del 1939

 

Nella flotta italiana, con poco meno di 10 mila marittimi stranieri impiegati (il 34,6% del totale), molti dei quali di colore, dovrebbe vigere, a norma di legge, la segregazione razziale. Lo prevede la legge n.1045 del 16 giugno 1939 sulle “Condizioni per l’igiene e l’abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili”.

Detta così la norma, approvata nello stesso anno delle ignobili “leggi razziali” volute dal fascismo, non dice molto. A scorrerla, un elenco più o meno completo di prescrizioni, divieti e modalità di comportamento. Ma il diavolo sta nei dettagli e, in questo caso, nelle disposizioni speciali, titolo V, dell’art. 36. Che recita: “Qualora tra i componenti l’equipaggio vi siano persone di colore a queste dovranno essere riservate sistemazioni di alloggio, di lavanda e igieniche, separate da quelle del restante personale e rispondenti ai loro usi e costumi. Per tale personale di colore dovrà altresì esservi a bordo il modo di confezionare il vitto secondo le sue abitudini e i suoi costumi”.

Ad accorgersi del clamoroso fallo la deputata italo – marocchina del Pdl Soud Sbai, membro dal 2009 dell’Osservatorio della Camera dei Deputati sui Fenomeni di Xenofobie e Razzismo. In un dossier presentato alla Camera, a corredo della proposta di legge di abrogazione dell’articolo, la Sbai sottolinea come esso rappresenti “una palese indicazione discriminatoria nei confronti delle persone di colore”. La commissione degli esperti dell’Organizzazione internazionale del lavoro – ricorda la deputata – ha già fatto richiesta al governo italiano di modifica della legge “ma senza alcun riscontro”.

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