• 19 Marzo 2024 11:54

Napoli, restaurato l’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn

Il più antico acquario in Italia ospita oltre 200 specie animali e vegetali
Si tratta di un caso unico: un Acquario scientifico che unisce le attività di ricerca e la possibilità di visita da parte del pubblico . Nuova identità visiva realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli
Roberto Danovaro, Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn: Siamo felici di restituire al pubblico un simbolo storico per Napoli per contribuire alla ricerca e alla conoscenza della vita del mare.

Napoli, 8 giugno 2021 – Torna a battere il cuore della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine, fondata nel 1872 dallo zoologo tedesco Anton Dohrn.

Costruito due anni dopo, nel 1874, l’acquario storico, uno dei più antichi al mondo, unico nel suo genere per essere rimasto nella sua architettura originaria dell’800, riapre oggi al pubblico perfettamente restaurato dopo 6 anni di lavori. Agli interventi di carattere strutturale, cominciati alla fine del 2015, hanno fatto seguito negli ultimi due anni i lavori di rifacimento e riallestimento delle vasche. Si tratta dell’intervento più importante e completo nei suoi quasi 150 anni di storia.

La riapertura dell’Aquarium permetterà la valorizzazione del patrimonio culturale del Paese e il rafforzamento della ricerca scientifica, e si inserisce nella strategia di potenziamento della terza missione dell’istituto, ovvero delle attività di disseminazione e divulgazione scientifica. L’Aquarium è visitabile a partire da oggi, martedì 8 giugno 2021. Per l’occasione l’ingresso sarà gratuito per la cittadinanza (prenotazione obbligatoria su shop.aquariumnapoli.it).

“Quando il pubblico si affaccia all’ingresso dell’Aquarium – dichiara Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli – incontra due piccole vasche: la prima è dedicata alle stelle marine, simbolo dell’Aquarium, e la seconda è dedicata al paguro, uno dei più noti e simpatici crostacei dei nostri mari. La stella marina è stata scelta come simbolo di “fragilità e rigenerazione”, perché include un gruppo di specie vulnerabili a rischio di estinzione ma in grado di recuperare e rigenerare i propri arti in caso di perdita. Quindi anche un simbolo di resilienza proprio come l’Aquarium che ritorna al pubblico dopo anni di rinnovamento. Il paguro, esempio di simbiosi con l’anemone che porta sulla conchiglia, per noi rappresenta simbolo di integrazione, cooperazione tra specie, un esempio non solo per la ricerca, ma per la necessità di integrazione tra popoli e sforzi per salvare il nostro Pianeta”.

STRUMENTO PER LA SCIENZA, MERAVIGLIA PER IL PUBBLICO

Inserito nella famosa guida turistica “Baedeker” come attrazione turistica, l’Acquario di Napoli aprì al pubblico il 26 gennaio 1874, due anni dopo la posa della prima pietra della Stazione Zoologica. La visita all’Acquario fu un vero avvenimento e, come testimoniano le foto d’epoca conservate nell’Archivio Storico dell’Ente, il pubblico vi faceva visita con i vestiti buoni della domenica, per vedere il mondo misterioso dei mari. Ma l’Acquario di Napoli voleva anche essere uno strumento privilegiato da offrire a studiosi e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo per analizzare e osservare gli animali dal vivo e nel loro ambiente naturale.

La particolarità dell’Aquarium – dichiara Claudia Gili, direttrice del CAPE – Dipartimento di Conservazione Animale & Public Engagement – è sempre stata quella di offrire al pubblico una visione sulla vita che prospera a poche decine di metri dalla villa Comunale di Napoli, ed è facile immaginare la meraviglia dei visitatori alla fine dell’Ottocento che si trovavano davanti per la prima volta un mondo davvero alieno – qualcosa che oggi diamo quasi per scontato grazie alla pletora di documentari e libri, ma che all’epoca era paragonabile a un’opera di Wells o di Verne divenuta realtà. Ed è proprio questa particolarità che abbiamo voluto conservare: in un mondo in cui gli acquari tendono alle dimensioni enormi e alla spettacolarizzazione, noi abbiamo voluto mantenere il valore storico della struttura ottocentesca pur integrando nuovi impianti e tecnologie per garantire il benessere dei nostri ospiti”.

I NUMERI

Strutturato in 19 vasche, l’Aquarium ospita più di 200 specie animali e vegetali distribuite in 9 diversi habitat che ricostruiscono gli ambienti che possiamo incontrare in Mediterraneo dai primi metri di profondità sino agli ambienti profondi. Include anche delle vasche con pesci tropicali che simboleggiano i cambiamenti in corso nel Mare Nostrum, sempre più popolato da specie aliene che stanno entrando dal Mar Rosso e altri ambienti tropicali. Contiene complessivi 180 metri cubi di acqua. L’Aquarium si sviluppa complessivamente su 507 metri quadrati.

L’INTERVENTO DI RESTAURO

Il progetto di restauro ha avuto il duplice obiettivo di restituire la bellezza architettonica della struttura d’epoca e accogliere una tecnologia acquariologica avanzata per il benessere animale (ai sensi del D.Lgs. 26/2014).

I lavori di restauro hanno interessato tutta l’area centrale della Stazione Zoologica, dal consolidamento di 5 colonne portanti al salone espositivo, dagli ambienti retro-vasca, ai locali tecnici, dagli stabulari agli spazi al piano seminterrato che ospita gli impianti tecnologici. I lavori sono stati effettuati grazie al finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca.  

REPERTI DI ARECHEOLOGIA SUBACQUEA

Sono stati inseriti reperti di archeologia subacquea concessi in affidamento dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, nello specifico anfore vinarie e olearie di epoca romana e ancore litiche.

IL CAVALLUCCIO MARINO, SIMBOLO DELLA SZN

Il cavalluccio marino è il simbolo della SZN fin dagli anni ’30, utilizzato come logo “ufficiale” a partire dal dopoguerra. La realizzazione del disegno originale si deve alla pittrice Annemarie (Amsel) Naegelsbach: in visita alla Stazione Zoologica nel 1927 alla sua amica, la giornalista Margaret Boveri e in quel momento segretaria della SZN, ha ritratto numerosi animali presenti nelle vasche dell’Aquarium, tra i quali il cavalluccio marino, che fu scelto come simbolo dell’Istituto di ricerca. Non si tratta di una scelta casuale: si tratta di una delle creature marine più straordinarie. I cavallucci marini sono tra i pochissimi pesci che vivono e nuotano in posizione verticale, con la coda in basso e la testa in alto. La coda stessa è trasformata in organo prensile, con cui l’animale si aggancia alle alghe o alle gorgonie. Il corpo è corazzato e la bocca è costruita per aspirare le piccolissime prede di cui si nutre; inoltre, in questi animali, è il padre a incubare le uova in una tasca speciale del ventre, e a partorire i piccoli al momento della schiusa. Simbolo quindi anche di parità di responsabilità di genere nei confronti della prole. Al momento, il cavalluccio marino è ospitato nell’ultima vasca del percorso dell’Aquarium prima dell’uscita.

NUOVA IDENTITÀ VISIVA A CURA DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI

La Stazione Zoologica Anton Dohrn nell’ambito di un protocollo di intesa con l’Accademia di Belle Arti di Napoli ha rinnovato la propria Identità Visiva. Il progetto ideato e curato dalla Scuola di Design della Comunicazione ha visto coinvolti docenti, tecnici e studenti dei corsi di Graphic design per la comunicazione pubblica, segnaletica e allestimenti per la grafica.

L’idea di progetto, facendo proprie le parole di Bruno Munari secondo cui “C’è un modo di ‘copiare’ la natura e c’è un modo di capire la natura. Copiare la natura può essere una forma di abilità manuale e può anche non aiutare a capire per il solo fatto che ci mostra le cose come normalmente si vedono. Studiare le strutture naturali, osservare l’evoluzione delle forme può invece dare a tutti le possibilità di capire sempre più il mondo in cui viviamo”, è stata quella di creare un principio armonico che potesse assecondare la forma organica naturale e il suo continuo divenire.

Cercando, dove è possibile, di comporre nuove forme che si esprimono come strutture modulari biomorfiche, ispirate al mondo del mare e semplificato in moduli geometrici e dinamici, il cavalluccio marino del logo della Stazione Zoologica Anton Dorhn inventa nuove forme, suggerite dal principio di semplicità e di razionalità costruttiva del mondo naturale.  Attraverso gli elementi di modularità e morbidezza delle forme nasce così un’immagine che possa essere matrice di tutti gli altri marchi, sottolineando in tal modo l’idea di “incubatore” di attività che l’Istituto offre. L’intera ricerca per la scelta delle altre icone è stata fatta in maniera meticolosa, cercando di essere quanto più vicini alle razze animali che caratterizzano i luoghi. Il marchio risulta in tal senso composto da moduli che si accostano armoniosamente tra di loro capace di riportare in ogni sua declinazione all’immagine già familiare della Stazione.

ACQUARIO, TRE AREE TEMATICHE

L’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn è diviso in 9 ambienti marini (habitat) principali, partendo dagli ambienti prossimi alla costa fino alle maggiori profondità (vasche da 1 a 7); alcune vasche sono state dedicate a temi specifici (vasche da 8 a 12); si completa con uno sguardo al futuro del Mediterraneo in rapido riscaldamento con la creazione di ambienti con organismi tropicali (vasche da 13 a 15).

Partendo dalla prima vasca, il visitatore segue un percorso che lo conduce da dove le onde si infrangono sulle rocce della costa del golfo fino alle profondità marine, passando per ambienti tipici del Mediterraneo con la seguente sequenza: Acque costiere, Praterie di Posidonia oceanica, Ambienti rocciosi, Coralligeno, Ambienti di piattaforma, Ambienti di mare aperto e Ambienti profondi del Canyon Dohrn. L’Aquarium include anche alcuni ambienti particolari che sono di grande risalto per le ricerche storiche e presenti svolte nell’Aquarium: la vasca del polpo, la vasca delle grotte marine (che furono qui studiate per la prima volta nel dopoguerra), il Murenario Romano, il parco archeologico sommerso di Baia, la seppia, il cavalluccio marino mediterraneo.

Gli organismi tropicali forniscono un’idea di come potrebbero trasformarsi alcuni ambienti del Mediterraneo nei prossimi decenni.