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Logistica in Campania e mobilità nel napoletano spiegati in due studi

DiCatello Scotto Pagliara

Mag 17, 2016

Punti critici, ma anche potenzialità, soprattutto di sviluppo: è quanto emerge dagli studi dell’Unione industriali di Napoli e della Svimez, con il contributo della Camera di Commercio di Napoli, presentati a Palazzo Partanna nel corso di una conferenza stampa. Una fotografia dello stato del settore della logistica in Campania e della mobilità nella provincia di Napoli. Un’istantanea dell’esistente, per capire, partendo da quello che già c’è, cosa finora non ha funzionato affinché il comparto possa trasformarsi in leva per lo sviluppo territoriale.
Sul fronte della logistica, la ricerca è stata articolata in due parti.  Nella prima sono stati evidenziati  limiti e criticità del sistema logistico, alla luce degli interventi auspicabili. E’ il caso, ad esempio, dell’interramento del collegamento ferroviario dal Porto di Napoli all’interporto di Nola, un’opzione già avanzata dagli addetti ai lavori e rilanciata nello studio. Allo stato attuale, stando all’indagine, l’intervento rappresenterebbe un modo per evitare di congestionare il traffico ferroviario fornendo un modello di infrastruttura in grado di incrementare il trasporto merci.
“La logistica è un nodo perenne da sciogliere. Per una Regione come la Campania, che ha enormi ipotesi di soluzione, questi ultimi anni sono stati di arretramento, soprattutto gestionale della logistica esistente, una crisi finanziaria, progettuale e organizzativa,” ha spiegato il presidente dello Svimez, Adriano Giannola.
Con  due porti (Napoli e Salerno), un aeroporto e due interporti, praticamente gli unici del Sud Italia, non mancano le opportunità. Una volta realizzata la tratta Alta capacità Napoli-Bari, i due interporti potrebbero favorire un maggiore utilizzo del trasporto merci che veda insieme mare, gomma e ferro, così da proporsi come protagonisti per i traffici merci aggiuntivi in vista dell’ampliamento del Canale di Suez.
Su questo punto Guglielmo Pettrone, commissario straordinario della Camera di Commercio, ha evidenziato la necessità di rilanciare  “il ruolo dei porti, in particolare quello di Napoli che con la retroportualità di Napoli Est e il supporto operativo e logistico del sistema interportuale a ridosso della città, assumerebbe un ruolo strategico per l’economia locale e regionale”. “Il sistema camerale – ha aggiunto – può qualificarsi come attore in grado di arginare i conflitti potenzialmente emergenti fra i diversi interessi in gioco, contribuendo a costruire quel consenso indispensabile affinché le iniziative legate alla City Logistics possano essere realizzate in tempi ragionevoli ed in modo più efficace ed efficiente possibile”.
Il rapporto sulla mobilità dell’area metropolitana di Napoli, invece, ha come orizzonte temporale il 2020. Dall’analisi complessiva emerge un ammontare, per realizzare tutte le opere previste, pari a 13 miliardi e 938 milioni di euro, a fronte del quale vi è una disponibilità di 7 miliardi e 784 milioni, pari al 55,48% del totale. Stando al rapporto, il fabbisogno residuo per portare a termine le opere, è di 6 miliardi e 154 milioni di euro, di cui solo 526 milioni programmati a diverso titolo. Mentre i ricercatori stilavano il rapporto, è però intervenuta la stipula del Patto per la Campania tra Governo e Regione, relativo anche ad alcune delle opere prese in considerazione nello studio. Così emergono differenze in relazione ai costi e al fabbisogno in termini economici per la realizzazione delle infrastrutture prese in esame.  Stando al rapporto, dalla comparazione delle due analisi, riferite alle stesse opere infrastrutturali – quella relativa allo studio e quella del Patto – salta fuori una differenza, calcolata nel breve periodo, “nella stima del fabbisogno residuo”. Per il Rapporto è di 1 miliardo e 397 milioni, per il Patto per la Campania è di 383 milioni di euro. Dunque, il fabbisogno complessivo, inizialmente calcolato in 6 miliari e 154 milioni, risulta essere, dopo il Patto per la Campania, a 5 miliardi e 140 milioni.
“L’infrastrutturazione del territorio, intesa in senso lato, come realizzazione di nuove opere, ma anche come coordinamento delle strutture esistenti e ottimizzazione della logistica, ovvero dei flussi materiali e immateriali relative alle imprese e alle loro produzioni – ha concluso Ambrogio Prezioso, presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli – è l’anello di congiunzione che può innervare lo sviluppo”. “Ci troviamo di fronte a grandi opere pubbliche che consentirebbero di integrare maggiormente il territorio, di velocizzare le vie di comunicazione verso l’esterno e l’interno, di rendere più vivibile l’operatività quotidiana di cittadini e imprese – ha detto Prezioso – Queste opere, tuttavia, al momento presentano i contorni di una scommessa. Spesso le risorse sono disponibili soltanto in parte e, anche dove i fondi sono stati stanziati, i lavori non sono partiti o hanno uno stato di avanzamento ridottissimo”.